Le parole della parlamentare Angela Napoli, eletta nel Pdl e conoscitrice dall'interno di certi retroscena, sono pesanti e non devono coinvolgere tutte le sue colleghe. Queste sono le sue testuali dichiarazioni: «Non escludo che senatrici o deputate siano state elette dopo essersi prostituite. Purtroppo può essere vero e questo porta alla necessità di cambiare l'attuale legge elettorale» ..... «E' chiaro che, essendo nominati, se non si punta sulla scelta meritocratica la donna spesso è costretta, per avere una determinata posizione in lista, anche a prostituirsi o comunque ad assecondare quelle che sono le volontà del padrone di turno». C'è un modo semplice per smentire ogni illazione: ogni parlamentare presenti i requisiti professionali o politici che hanno determinato la scelta. Temo che, in questo caso, ci sarebbero difficoltà nella compagine ministeriale e in quella parlamentare. E non solo in campo femminile.
Marco Giuliani
Naturalmente la parlamentare Napoli ha sbagliato. E difatti si è scusata. Ed è inutile ripetere qui l'elogio di altre parlamentari che stanno in Parlamento per acclarati meriti politici e non per meriti di diversa natura. Però è vero che l'episodio suggerisce una rinfrescata della memoria a proposito dei tanti (e delle tante) che siedono su quegli autorevoli scranni e non si sa bene perché. Cioè non si sa quale percorso d'impegno tra la gente, nel partito, dentro le istituzioni locali, nel campo sociale o culturale o dell'impegno civile abbiano compiuto per arrivare lì, al consesso più alto della democrazia rappresentativa. E non lo si sa per la ragione che non c'è, per il fatto che quel percorso non ha mai avuto compimento, per il motivo che l'elezione a deputato altro non è che una nomina. Esattamente così: una nomina in una lista bloccata sulla quale l'elettore non ha possibilità di scegliere fra tizio o caio o sempronio. O l'accetta in blocco o la rifiuta. Così impone la legge elettorale, non a caso definita porcata dall'onorevole Calderoli, suo principale ispiratore. Porcata, tra parentesi, anche a causa d'un premio di maggioranza che assegna il cinquantacinque per cento dei seggi a chi ottenga il trenta per cento dei voti. E' nel giusto lei, caro amico, quando individua probabili difficoltà a conservare parlamentari e ministri oggi in carica qualora se ne valutassero i titoli ad esserlo; ma è nel torto qualora fidasse nel prossimo cambiamento di questa legge, nonostante le dichiarate intenzioni di volerla cambiare. Va bene a molti, a troppi, perché si possa credere che alcuni riescano nell'impresa.
Max Lodi
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