Puntuale come sempre ad ogni scadenza elettorale, la Conferenza episcopale italiana ha fatto sentire la sua voce, entrando con decisione nella competizione. Io mi auguro che la Chiesa sia ben più grande delle istituzioni ecclesiali che ad essa si richiamano; quindi ritengo che una voce, pur assai autorevole di un membro della gerarchia, non esaurisca la ricchezza e la pluralità di sensibilità e di modi di accostarsi alla realtà della comunità dei fedeli. Bagnasco aveva pieno diritto di intervenire a nome dell'episcopato italiano. Nel merito dell'intervento invece avrei qualcosa da dire. Mi riferisco ai cosiddetti “valori non negoziabili”, in particolare l'aborto e l'uso della pillola Ru486. La perplessità riguarda il contenuto dell'intervento: la conferenza episcopale non restringe, in modo politicamente sospetto, l'ambito dei valori non negoziabili? Bagnasco ha avuto parole ferme di condanna anche sulla moralità pubblica, richiamando l'imperativo dell'onestà allo scopo di evitare comportamenti iniqui e contiguità affaristiche. Non mi pare però che lotta alla corruzione, la difesa della legalità,la lotta alla xenofobia ed al razzismo, la difesa dell'ambiente, pur presenti nelle preoccupazioni pastorali dei vescovi, siano indicati come valori non negoziabili.
Mariuccio Bianchi
Io penso che vi sia libera scesa in libero Stato. Libera scesa in campo. Dicano i vescovi (e precisino il giorno dopo, com'è accaduto) quel che pensano. Facciano gli elettori ciò che meglio credono. Quanto ai valori, se sono tali nessuno è negoziabile. Altrimenti sono vapori: cose impalpabili, altro che punti fermi. Bagnasco poteva evitare d'intervenire a una settimana dal voto? La Chiesa fa da sempre realpolitik meglio di chiunque altro: il messaggio vescovile andava ai votanti di due regioni, Lazio e Piemonte, dove le candidate laiche (Bonino e Bresso) inquietano le gerarchie cattoliche. Che d'altra parte se non intervengono su temi come aborto e eutanasia, su che cosa devono intervenire? Lei dirà, caro amico: anche su lavoro, famiglia, solidarietà verso gl'immigrati, eccetera. Giusto. E difatti Bagnasco lo ha fatto all'indomani della prima enunciazione, interpretata come pro Berlusconi. Però non più di qualche settimana fa la Cei aveva emesso un documento di condanna verso il degrado della politica, auspicando una nuova classe dirigente, giovane, attenta all'impegno civile e distante dal farsi gli affari propri. Lo s'interpretò come un documento anti-Berlusconi. Anche gli osservatori non dovrebbero negoziare le loro valutazioni quotandole sul mercato giornaliero del voto.
Max Lodi
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