Attilio Scotti
Caro Scotti,
non saremmo in Italia senza la processione di “madonne pellegrine” che sfruttano ogni spiraglio mediatico per apparire e pubblicizzare il loro nulla interiore, a spese di chi ha perduto in pochi secondi affetti e beni primari. Il circo della televisione porta con sé il consueto codazzo di nani e ballerine, personaggi mantenuti da chi paga il canone o consuma quintali di merendine, risi miracolosi e quant’altro serve ad alimentare illusioni e conti in banca dei soliti noti. Farsi fotografare o filmare con il terremotato mette a posto la coscienza e fa salire l’audience personale, specie se ultimamente un po’ in ribasso come quella del signor Vissani, perché anche i cuochi, come gli yogurt, hanno per fortuna una data di scadenza. Ma la nostra “civiltà” dell’immagine fa sì che ognuno si metta in primo piano senza pensare al senso del ridicolo o all’assurda spettacolarizzazione del dolore cui assistiamo da decenni, ormai, nelle zone di guerra come in quelle colpite da calamità naturali oppure sulla scena di un crimine.
E ciò che è peggio, è che qualche volta anche qualcuno dei colpiti dall’enorme disgrazia indugia volentieri a favor di telecamera, abituato ormai a mettere in piazza fatti privatissimi come è uso fare su facebook o nelle piagnucolose serate della De Filippi. In altri tempi, un personaggio pubblico come Vissani avrebbe staccato in silenzio un consistente assegno a disposizione dei soccorsi, oggi si preferisce il “beau geste” in video, che costa nulla e rende tanto, compresa magari qualche nuova ricetta imparata in tendopoli e riservata poi, a prezzi astronomici, a qualche affezionato cliente di esclusivi ristoranti. O preparata magari in diretta tv, assieme a qualche conduttrice dalla lacrima facile, pure lei reduce dall’aver osservato dal vivo la sofferenza.
Mario Chiodetti
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