Ma perché il sindaco Bruni ride sempre?


Fossero tutti come il sindaco di Como: ride sempre. Di fronte all’abnormità, ride; dice ridendo che il tagliando de La Provincia, lui, lo avrebbe firmato (forse non aveva la penna); ride dicendo d’aver parlato con il presidente della Lombardia e saputo che questi avrebbe pagato; di tasca propria, immagino, in quanto non credo lo potrebbe fare con i soldi dei contadini cremonesi o con quelli dei muratori bresciani e poi presentarsi a loro fra sei mesi al tempo delle elezioni. Ve lo immaginate il sindaco di Como davanti ad una buona notizia? Il signor ’Scacciapensieri’, a scompisciarsi dal ridere. Mi hanno fatto invece poco ridere i suoi colleghi dell’opposizione. Un paio mi hanno fatto sbadigliare; un paio gli hanno retto la coda. Solo uno che non conosco lo ha messo con gli occhi bassi. A lui il mio rimprovero: perché intristire una persona così solare come il sindaco di Como?

Riccardo Clerici      


Mi pare che quanto a sorrisi il nostro sindaco sia in buona compagnia. Sono molti, purtroppo, i politici che ridono sempre, soprattutto in quelle situazioni in cui la gente comune si guarderebbe bene dal farlo. Dev’essere una deformazione professionale, un fenomeno che merita d’essere indagato, perché nella vasta gamma delle smorfie che la nostra muscolatura facciale è in grado di produrre, il sorriso occupa un posto di assoluto rilievo. Ma quello dei politici è un sorriso particolare, stampato, di circostanza, buono per i matrimoni come per i funerali, fasullo come i marchi contraffatti dei vu cumprà.
E’ il ghigno di chi è rotto ad ogni evenienza, che plasma la faccia in una maschera per tutte le occasioni. Se vuole approfondire, leggevo tempo fa che della materia s’è occupato uno studioso, Paul Ekman, professore di psicologia all’Università della California, considerato un pioniere negli studi delle emozioni e delle espressioni facciali. Ebbene, il prof. Ekman, che sul tema ha scritto qualche libro, sostiene che le espressioni facciali aiutano a scoprire se qualcuno sta mentendo ed ha sviluppato un sistema simile ad una sorta di "macchina della verità".
Quanti fra quelli che occupano gli scranni di Palazzo Cernezzi supererebbero l’esame del prof. Ekman? Mah...
In ogni caso, perché stupirsi? Già duemila anni fa Giovenale annotava nelle sue Satire: «Quid Romae faciam? Mentiri nescio...». (Che cosa farò a Roma? Non so  mentire...). Ed ecco spiegato perché qualcuno di costoro, prima o poi, a Roma ci andrà. Mentre noi, caro Clerici, resteremo qui.

Pier Angelo Marengo

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