Cara provincia
Venerdì 06 Marzo 2009
Mourinho, Moratti e la coda di paglia altrui
Analisi di un personaggio che sembra in controtendenza con il signorile spirito morattiano
Il presidente dell’Inter Moratti ci aveva messo un bel po’ di tempo a costruire un’immagine simpatica dell’Inter. Lo aveva favorito l’operazione inversa effettuata dalla Juve della Triade Moggi-Giraudo-Bettega, ma comunque Moratti aveva saputo fare dell’Inter una squadra che raccoglieva applausi anche al di fuori della cerchia dei suoi tifosi. Piaceva il suo stile misurato anche di fronte a evidenti penalizzazioni e piaceva la sua voglia di non travalicare mai la soglia del buon senso nel nome dello sport. Moratti incarnava la vera essenza dello sport. Lui è rimasto il solito, grande uomo di sport, l’allenatore che si è scelto per l’Inter di quest’anno marcia invece in direzione opposta. La furente polemica di Mourinho contro Juve, Roma e Milan non merita secondo me censura tanto per gli specifici contenuti, quanto per il modo volgare con cui è stata espressa. Volgare perché in controtendenza al signorile spirito morattiano: davvero il presidente pensa che questo allenatore sia il migliore che l’Inter potesse assumere?
Massimo Marchi
Moratti, quando l’ha preso, sapeva chi fosse Mourinho. Tecnicamente e non tecnicamente. Lo giudicò l’allenatore adatto a vincere la Champions League e il personaggio adatto a sostenere mediaticamente il club. Moratti si è sempre sentito penalizzato da giornali e tivù. Soprattutto dalle tivù. Ed essendo convinto che gli uni e le altre condizionino il Palazzo, ha sempre ritenuto che gliene venisse un danno concreto sul campo di gioco. A Mourinho è stato affidato il compito di ribaltare, se ci riesce, la situazione. E lui lo fa con lo spirito del vecchio (e grande) Herrera e con le modalità di comunicazione che la psicologia di massa dell’anno 2009 gli suggerisce. Va sul pragmatico, pesa svantaggi e benefici di qualunque uscita verbale, studia ciò che andrà a dire con scientifica bauscia, e quando lo dice sa già come replicare alle irritate obiezioni. Segue, insomma, una fredda (altro che passionale) strategia finalizzata al successo della sua squadra. Del resto non gl’importa nulla. E probabilmente non importa nulla neppure a Moratti e ai tifosi dell’Inter, stufi di vedersi complimentare per anni e di subire parallelamente quelli che consideravano dei torti. Tutto questo ha un prezzo che si chiama caduta di stile? Senz’altro. Ma chi si può alzare affermando di non essere mai inciampato allo stesso modo? È proprio fidando sulle code di paglia altrui che Mourinho e Moratti possono accendere fuochi destinati a rimanere di paglia e senza code imbarazzanti.
Max Lodi
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