Da tempo memorabile si discute a tutti i livelli di meritocrazia, e conseguenti incentivi, in ambito scolastico: premiare i docenti che sanno lavorare bene. Tutte le discipline hanno pari dignità e danno l'opportunità, con insegnanti "capaci" di trasmetterle, di far emergere le eccellenze: dipende sempre se il vino nella botte è buono. E le confesso: vero, riguardo l'incentivo, non si sono fatti i conti con l'oste. In questo ambito specifico - scolastico - l'oste è il Collegio dei Docenti, solo questo organo ha la facoltà di deliberare, tramite votazione, a chi dare il "meritato" incentivo. Conoscendo l'ambiente scolastico, posso asserire che in questo ambito si incentiva di tutto meno il docente, o i docenti, che lavorano, ottengono risultati e danno lustro all'istituto in cui operano. Il docente, o i docenti capaci, in genere sono persone che parlano poco, si danno da fare e non vedono l'ora di entrare in classe. Questo stereotipo di insegnante durante la sua permanenza in quella scuola, diventa scomodo, antipatico e inviso a buona parte dei colleghi, per cui difficilmente gli stessi voteranno a suo favore l'incentivazione. Per cui il docente continuerà a lavorare comunque perché è appassionato della sua missione di far conoscere, inoltre percepisce uno stipendio che la sua professionalità gli impedisce di guadagnarselo con poca o senza fatica, mentre i "simpatici" ai più, che sanno disquisire per ore al Collegio dei Docenti, si beccheranno l'incentivo.
Prof. Roberto Mangoni
Forse lei esagera, caro amico. Vorremmo (vorremmo tanto) che esagerasse. Ma forse no. Non esagera affatto. E se non esagera, com'è probabile che non esageri, la sua fotografia della scuola italiana d'oggi è una fotografia non in chiaroscuro: assolutamente in oscuro. Una foto in cui non si vede nulla che c'incoraggi nella speranza d'un filo di luce. I meritevoli, anche tra i docenti, che finiscono nella retroguardia dell'attenzione dirigenziale. Gl'immeritevoli che guadagnano la ribalta interna all'istituto e magari anche esterna, a suon di chiacchiere anziché di fatti. La politica scolastica che purtroppo non è differente dalla politica tout court. La politica tout court che si contraddice da decenni nel dir qualcosa sulla politica scolastica. Gli studenti che dovrebbero essere posti nelle migliori condizioni per studiare e invece sono costretti a studiare (quando e quelli che ne hanno voglia) nelle peggiori. Il futuro d'un Paese si annunzia anche da queste fotografie. Soprattutto da queste. Futuro, che parola impegnativa. Meglio utilizzarne un'altra, ma quale?
Max Lodi
© RIPRODUZIONE RISERVATA