Non spariamo sul pianista. E nemmeno sul portalettere

Un sindacalista chiede comprensione e rispetto per la categoria

Mi riferisco alla lettera intitolata «Ma i portalettere non hanno la manina per pigiare il citofono?». Non entro nel merito della singola vicenda che non conosco. Non mi è piaciuto il riferimento ad "handicappati" ai portalettere, intanto perché in un paese civile questa parola non dovrebbe essere usata come insulto, e mi stupisce che nella sua risposta non vi abbia fatto riferimento. Per quanto riguarda il resto invece, preso atto che vi sono certamente dei problemi nella distribuzione della corrispondenza - ma specialmente nel funzionamento dei centri automatici di smistamento- mi sembra decisamente antipatico avere questo atteggiamento verso chi distribuisce la corrispondenza. In pochi giorni, in Italia, sono morti tre dipendenti delle Poste, di cui due postini, uno dei quali, un giovane di venti anni di Parè, ha suscitato molta emozione fra la gente. Forse morire lavorando non significa nulla. Forse uscire sotto la pioggia o la neve o il sole cocente, con borse pesantissime, supplendo alla nota carenza di personale al recapito non significa nulla. Forse a priori dovremmo credere che di sabato nelle case ci sono tutte "anime vive", e tutte sollecite ad aprire a chi suona ai citofoni. Non lo so. So soltanto che bisognerebbe avere più rispetto per chi lavora, più attenzione per quello che succede, e meno supponenza.
Sarà colpevole il portalettere di non aver pigiato il citofono? Non lo so. So solo che la legge prevede anche che i condomini mettano le caselle della posta fuori. So che di sabato molti portoni del centro storico sono chiusi - negli altri giorni no - e le cassette sono dentro. La posta viene comunque consegnata, quali che siano i problemi, e qualcuno la consegna. E’ sbagliato chiedere un tono meno offensivo? E’ sbagliato chiedere un po’ di comprensione? In Italia pare che ci siano alcune persone che si lamentano di tutto ciò che succede, mentre "altri" lavorano. Ma non è che chi lavora e chi si lamenta, presi insieme coincidano? Allora smettiamola di usare questo tono sprezzante e dimostriamo un po’ di rispetto ad una categoria di lavoratori che purtroppo è troppo spesso soggetta ad infortuni, anche mortali.

Gianvittorio Ortelli
Segreteria Provinciale
della Uilpost di Como

Non siamo soliti sparare sul pianista e men che meno sul postelegrafonico. Ma l’Italia affonda nei disastri quotidiani di un disservizio postale che non ha eguali nel mondo occidentale, la gente è esasperata, un lettore sbotta e il sindacalista che fa? S’indigna, ci bacchetta appellandosi al politicamente corretto e chiede rispetto per i portalettere. Signor Ortelli, ma lei l’ha letto il giornale in questi anni? Noi siamo disposti a seguirla, ma solo fin sull’uscio del camposanto. Lasci riposare i defunti, soprattutto quelli che sono morti lavorando: per nostra fortuna in piazza Volta, rubando una battuta a Mastroianni, stanno tutti bene. Lei ha mille ragioni, invece, di chiedere comprensione per una categoria mortificata: ma forse è più facile ottenerla illustrando ai lettori il caso specifico, come fa qui di fianco Poste Italiane, che non scomodando i Caduti.

Pier Angelo Marengo
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