Oltre al profondo dolore provocato dalla notizia della morte di Sarah Scazzi, confesso di aver avvertito un profondo disgusto per il modo in cui tale notizia è stata appresa dalla mamma di questa dolcissima ragazzina. Ancora una volta ha trionfato la logica perversa dell'accanimento mediatico. com'è possibile che sia stata informata dell'accaduto prima la stampa della signora Concetta? Ancora una volta hanno trionfato la mancanza di tatto, di sensibilità, di buongusto, di buonsenso e di pietà. Nello squallido spettacolo offerto dalla tv c'erano due grandi assenti: il mancato rispetto per la vita e ancor più per la morte, compagne inseparabili e ugualmente sacre. Ritengo sarebbe giusto chiedere scusa alla signora Concetta per questo sciacallaggio e per aver violato così brutalmente il suo diritto di vivere nel privato un dolore troppo grande da sopportare.
Emanuela Gini
Sì, d'accordo. Assolutamente d'accordo. La televisione ha sempre fame di scoop, la notizia data prima e con più enfasi e con sperabile maggiore ascolto di quello che possono ottenere altre notizie. Altre televisioni. Con la storiaccia di Avetrana si è sbagliato, con la mamma di Sarah peggio che sbagliato. Però, due cose. Uno: non facciamo finta di meravigliarci, di scoprire con orrore che l'orrore mediatico esiste. L'orrore mediatico esiste da un pezzo e ce ne indigniamo solo di tanto in tanto. Per il resto l'accettiamo, e perfino ce ne compiacciamo: altrimenti come si giustificano i picchi di certe trasmisssioni? Due: tutta questa gente che fa a gara per andare in tivù a pubblicizzare i suoi sentimenti, i suoi più intimi sentimenti, farebbe meglio a tenerli chiusi a chiave. Per sé e solo per sé, per i propri familiari, per gli amici veri, per la cerchia - la ristretta cerchia - di coloro che ci stanno sempre vicino. E non solo quando i riflettori si avvicinano. Francamente: vedere tutto quel corteo dei familiari di Sarah - a parte la mamma, povera e sciagurata donna sopraffatta dal dolore - alternarsi davanti a telecamere e microfoni non è stato un bel vedere. I giornalisti se ne approfittano, naturalmente, e c'è da vergognarsi che se ne approfittino. E tuttavia ci si potrebbe, ci si dovrebbe, negare al loro approfittarsene. Bisognerebbe lasciare a ciascuno la riservatezza della sua croce. I singhiozzi d'una madre che ha perduto la figlia non vanno interpretati. Vanno solo ascoltati. Ci dicono, senza bisogno d'intervistarli e/o commentarli, che lo strazio di chi vede spegnersi la vita che ha generato non può essere né compreso né spiegato né consolato. Solo rispettato.
Max Lodi
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