Sono stufa di leggere e sentire che se le cose vanno così è colpa nostra che abbiamo votato questi politici. Direi piuttosto che ci sono stati più o meno imposti. La nostra colpa, se colpa c'è stata, è stata alla prima votazione, dopodiché si sono fatta la legge a loro misura e non li schioda più nessuno e invece di preoccuparsi di far funzionare le cose perdono tempo a litigare, salvo poi essere tutti d'accordo quando si tratta dei loro interessi. Ora vorrei che chi sostiene che è colpa mia, mi indicasse come fare a cambiare le cose. Io ha già provato nell'ordine: cambiare partito, votare scheda bianca, votare scheda nulla, astenermi dal voto. Non ho la pretesa di compiere il miracolo da sola, ma almeno non mi si venga a dire che è colpa mia.
Gianna Bianchi
Qualcuno si domanderà se negli ultimi tempi c'è venuto il pallino, la fissa, l'incubo di parlare solo d'astensione alle prossime elezioni regionali. Se fosse davvero così, sarebbe semplice porre rimedio al male, curando con uno specialista bravo (ce ne sono) chi si mette in mente che c'è ormai un solo problema del quale discutere cercando di coinvolgere i lettori. Ma purtroppo non è così. Purtroppo le lettere di coloro che si lamentano d'alcuni politici in particolare e della classe politica in generale sono in evidente aumento. E questo la dice lunga su quanto ormai sia stretto il sentiero che rimane a disposizione dei politici e della politica per scollinare sopra la sfiducia dei cittadini. Lo è a tal punto che il cofondatore del Pdl, Gianfranco Fini, a un paio d'anni dall'aver costituito il nuovo partito assieme a Berlusconi, probabilmente ne giudica esaurita la funzione e immagina o che lo si debba rivoluzionare o che se ne debba creare un altro. La ragione è che anche le contraddizioni dentro quel partito, gli errori, le liti eccetera hanno contribuito ad allontanare i votanti dai votati, e perfino i votati da chi ha dato l'indicazione di votarli. L'entità agli albori si chiama Generazione Italia, viene definita un'associazione, avrà un giornale on line, si propone di calamitare consensi dentro il maggior partito di destra, mira a formare una nuova classe dirigente, dice in modo esplicito che è arrivato il momento di riaccostare alla politica i tanti che se ne sono discostati. Se, oltre a quanto ben conosciamo di negativo a proposito della deriva della politica medesima, succede anche (si potrebbe dire finalmente) che essa stessa riconosca l'urgenza d'autocriticarsi, che rimprovero si può muovere ai tentati dall'astensionismo? Forse d'aver gridato troppo tardi il loro malumore.
Max Lodi
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