Cara provincia
Sabato 04 Aprile 2009
Sant’Elia grande assente nelle mostre sul futurismo
Per Como l’anniversario è davvero un'occasione mancata
Sopite le discussioni infinite su costi e coperture, apre l’edizione 2009 delle "Grandi Mostre" di Villa Olmo.
I nomi degli artisti costituiscono sicuramente un richiamo importante; i rimandi al futurismo che il tema offre consentono agli organizzatori di dichiararsi non totalmente estranei al circuito di iniziative dedicate al centenario del "Manifesto" del 2009.
Eppure per Como l’anniversario è davvero una occasione mancata.
Ha scritto su Repubblica Cesare De Seta: Il grande assente nei fuochi d’artificio futuristi (se si escludono una decina di acquerelli a Milano) è Antonio Sant’Elia, e davvero non si spiega, visto che l’architetto comasco fu per i futuristi una bandiera e uscì persino un periodico col suo nome; le immagini santeliane sono icone fondamentali della modernità a cui Le Corbusier attinse a piene mani…
E chi, se non la sua città natale, avrebbe dovuto attuare un progetto espositivo e culturale dedicato ad un artista le cui architetture, ideate e non realizzate, rimangono tra i più affascinanti contributi teorici della stagione futurista (così scrive l’Enciclopedia dell’Architettura a cura di Aldo Poli)?
Molte città italiane e straniere celebrano il centenario dedicando mostre ai propri artisti futuristi e ai propri patrimoni (non parlo tanto delle grandi mostre di Parigi, Roma, Milano, Rovereto, Londra, ma di mostre "minori" e di estremo interesse per la loro peculiarità, come quelle di Palermo, Lecce, Torino, Lugano e molte altre). Non Como che pure ha avuto, in architettura, l’artista più visionario e, credo, più grande.
Forse sarà bene ricordare fin da ora future occasioni, sperando che almeno quelle non vengano mancate: nel 1913 Sant’Elia comincia i disegni per il progetto di una Città Nuova, mentre nel 1914 aderisce al programma del futurismo con il Manifesto dell’Architettura Futurista ed espone i suoi disegni nella mostra del gruppo Nuove Tendenze a Milano.
Ma per arrivare pronti a queste scadenze occorre un progetto di lungo respiro e un ripensamento della politica culturale locale, inserendo in un quadro di maggior spessore e organicità la realizzazione delle grandi mostre.
La proposta di una Fondazione, che è stata avanzata, può essere un passaggio in questa direzione, purché non sia concepita come realtà isolata da un contesto territoriale di cui occorre valorizzare ogni potenzialità.
Rosalba Benzoni
Como
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