Ho sentito Bersani affermare che con una maggioranza di sinistra dopo le elezioni dell'anno prossimo cambierà tutto. "Faremo le riforme strutturali necessarie".
Il primo governo Berlusconi non ha fatto le riforme, il governo Prodi non ha fatto; il secondo governo Berlusconi con larghissima maggioranza non ha fatto le riforme. Bella è stata la favola del federalismo fiscale finita nel nulla. Non hanno fatto, non fanno, "faremo". Dicono. Per i politici italiani il verbo fare si coniuga solo al futuro.
Gianfranco Longhi
Anche a proposito di legge elettorale la stessa cosa. Vedremo, discuteremo, faremo. Per ora, nulla. Il risultato è il discredito dei mercati finanziari. Non credono all'Italia perché l'Italia non crede in se stessa.
Per Italia s'intende l'Italia della politica: incerta, confusa, contraddittoria, bottegaia. Si pensa al partito, non al Paese. Questa storia della legge elettorale è indecente: sono mesi che vi si dovrebbe metter mano, e invece solo chiacchiere vaghe, nessuna stretta concreta, accidiose resistenze di fronte alla possibilità d'accordi per il bene collettivo. Intanto la voragine finanziaria si allarga. Nonostante i sacrifici fatti, anzi il salasso subìto. Naturalmente vi sono gli sciagurati che danno la colpa del tutto a Monti e al suo governo, e promettono l'impromettibile ai cittadini impauriti: il peggiore dei comportamenti, cioè l'incoscienza totale. Quello che sta accadendo ci conferma, tra una selva d'incertezze, l'unica certezza consolidata: che questa classe politica deve andare a casa. Ma a casa per davvero e per sempre. Altro che annunziare ritorni improbabili, rivendicare leadership di cartapesta, prefigurare alleanze che sanno di muffa. Di vecchio. Di sepolcrale.
La strada è una sola: andare a votare in fretta, con facce nuove, ciascuno per conto suo (legge elettorale proporzionale) e rifare al volo un Monti bis con dentro tecnici collaudati e politici di fresco affaccio sulla ribalta. Forse (forse) il mondo ci darebbe finalmente fiducia.
Max Lodi
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