Il Pdl ha vinto le elezioni in Sardegna con largo margine. Anche in questa campagna elettorale Silvio Berlusconi ci ha messo, più volte, la sua faccia e molto impegno. Ancora una volta il premier ha avuto conferma che il suo modo di comunicare funziona per cui continuerà a fare il "venditore di tappeti": barzellette, (anche in incontri internazionali), pacche sulle spalle, complimenti fuori posto al sesso femminile, eccetera. E noi, piccoli e comuni mortali, continueremo a provare imbarazzo per le sue spiritosaggini; a quanto pare, sarà così per molto tempo, senza bisogno di referendum come ha fatto Chavez in Venezuela.
Virgilio Testoni
A Berlusconi si può imputare molto, ma non di mancare d’intuito e coraggio. Il coraggio lo ebbe anche D’Alema una decina d’anni fa, quando legò la sua sorte di premier all’esito delle elezioni regionali. Ma non ebbe l’intuito. Fu sconfitto e andò a casa. Nessuno imponeva a Berlusconi, presidente del Consiglio che gode d’un largo consenso, d’impegnarsi in prima persona nella sfida sarda: aveva molto da perdere - se fosse stato battuto, gl’insofferenti della Pdl verso la sua leadership gli avrebbero reso la vita difficile - e però qualcosa da guadagnare. Ha scelto la seconda strada. Il qualcosa non è tanto un’ulteriore botta all’ormai anoressico carisma di Veltroni e al discutibile fascino del Partito democratico, da tempo in calo presso gl’italiani; il qualcosa era l’eliminazione d’un avversario futuro, visto che di Soru s’era parlato come della possibile novità al vertice del Pd. Berlusconi ha personalizzato lo scontro con l’ex governatore, lo ha stravinto, ha minato la sua carriera politica. Un rivale in meno, una conferma in più. Niente male in vista del voto europeo e amministrativo di giugno, quando il Cavaliere dovrà regolare nuovi conti con chi gli si oppone. Fuori e dentro la Pdl. Dire che tutto questo è solo il risultato della sua abilità nel comunicare mi pare non solo riduttivo, ma irrealistico. Se lui è semplicemente uno smagato istrione bravo ad accalappiare l’irrazionale favore delle masse, che cosa sono gli altri protagonisti della politica nazionale? Come minimo degli autolesionisti, risultando incomprensibile la replica, da parte d’un uomo ritenuto un eterno dilettante, di successi (e che successi) nei confronti di professionisti che si autostimano del più alto livello. Il referendum bisognerebbe farlo tra gli elettori di sinistra: se sono stufi o no d’una nomenclatura che quando vince, si perde in successivi litigi. E quando perde, non sa vincere la tentazione di fare lo stesso.
Max Lodi
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