È sorprendente che Milano, società di primo livello del basket italiano, si guardi indietro in un momento di difficoltà nel quale si pensava che ovviamente facesse il contrario. Che cioè, visti i poco brillanti risultati della gestione Bucchi, scegliesse un allenatore grintoso, moderno, frizzante per dare la sveglia alla squadra. Invece ha ripescato Dan Peterson, una vecchia e prestigiosa gloria, un uomo di settantacinque anni e lontano dal basket da ventiquattro, uno che va bene venerare per quello che ha fatto, ma che scegliere per il presente e per il futuro sembra non avere molta praticità. A parte il segnale negativo verso le nuove generazioni, è un messaggio che rischia di essere frainteso: pare infatti un'operazione solo mediatica e propagandistica. I tifosi si aspettavano altro.
Paolo di Benedetto
Settori diversi, però quando Montanelli lasciò il Corriere e fondò il Giornale si disse ch'era troppo vecchio per tentare l'impresa. E non aveva ancora settant'anni. Portò il Giornale ai conosciuti fasto, poi lo lasciò e ne creò un altro, a ottant'anni compiuti da un pezzo. Infine continuò a scrivere (e a scrivere nel modo a tutti noto) sul Corriere, dove tra l'altro gli proposero la carica di direttore, fin dopo i novanta. Per usare l'aggettivazione adoperata da lei, caro amico: fu più grintoso, moderno e frizzante quel Montanelli di tanti suoi contemporanei. Credo sarà lo stesso per Peterson. È rimasto il coach dell'epoca di Bologna, precedente a Milano: il suo cervello viaggia con una marcia superiore rispetto a quello di molti altri. È un anticipatore, Dan. Anticipatore d'idee, di sensazioni, d'umori. Anticipava perfino le domande, quando lo intervistavamo alla vigilia delle partite con Varese. «So già che cosa mi chiedi, ecco le risposte. Per il caffè, provvedi la prossima volta». E non se ne dimenticava, del caffè pagato. Siccome il cuore non ha età, e la genialità neppure, è altamente probabile che faccia bene in questo affascinante rientro milanese. Non gli si chiede di tornare a smazzarsela sul campo, ma di sovrintendere con intuito ed esperienza a quelli cui tocca di farlo. Ha tutto per riuscire nel compito. E chi ha la fortuna di lavorare sotto le sue direttive, compirà un impareggiabile salto qualitativo. Altro che giovani penalizzati: giovani strafavoriti dalla ricomparsa di Dan sul parquet. Armani non ha ascoltato la voce mediatica né quella propagandistica. Ha ascoltato la voce del tifoso e ha fatto benissimo: spesso la voce del tifoso s'accorda al momento difficile d'una squadra assai più delle voci degli esperti.
Max Lodi
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