Antonio Di Pietro, a cui il “processo breve” non piace, ha affermato che “non si può, per il beneficio di uno, distruggere il sistema della giustizia e la certezza del diritto nel nostro paese”.
Ci risiamo. Se scopo e risultati del ddl in questione saranno di “distruggere il sistema della giustizia e la certezza del diritto” lo vedremo quando sarà reso pubblico e attuato. Piuttosto l’atteggiamento di Di Pietro è molto grave perchè supporta una tesi antidemocratica con un espediente retorico ingannatore. Siamo infatti tutti d’accordo che “non si può, per il beneficio di uno”,danneggiare una moltitudine, ma dovremmo anche essere tutti d’accordo che non si può danneggiare una moltitudine per il gusto di punire uno.
Il “legittimo sospetto” era stato depennato dal nostro Codice di Procedura Penale da una lobby di magistrati e politici irrispettosi dei diritti umani più elementari, con conseguenze pesanti per i “semplici” cittadini che finivano nelle maglie di una giustizia nient’affatto al di sopra di ogni sospetto. L’unica speranza che i “semplici” potevano avere era che ci finisse anche qualche personaggio importante e potente. E per fortuna di tutti, ci finì il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che nel 2002 per suo uso e consumo fece approvare la “legge Cirami”.
Antonio Attanasio
Sono benvenute le leggi fatte nell’interesse di tutti. Anzi, per definizione non c’è legge che non debba incontrare il vantaggio della collettività. E che non debba rispondere alla prerogativa dell’eguaglianza. Più d’un verdetto della Corte costituzionale in materia lo ha ribadito, e forse sarebbe il caso di ricordarselo prima di licenziare un nuovo provvedimento che potesse dar luogo a vecchie repliche.
Detto questo, sarebbe un’ottima cosa che i processi si concludessero in tempi ragionevoli, sia per gl’imputati sia per le vittime dei reati; che ciò valesse per tutti i processi futuri e non per quelli in corso, cosicché il giudice iniziale e quelli successivi sappiano che cosa li aspetta; che il riveduto sistema processuale facesse bene a non discriminare tra chi è incensurato e chi no (se la prescrizione non è un premio, che motivo c’è di limitarne l’uso a favore della scorrevolezza dell’attività giudiziaria?) ; che infine - anzi, all’inizio del tutto - si predisponessero le misure per favorire un positivo dispiegarsi della riforma, cioè una riorganizzazione della macchina giudiziaria, oggi danneggiata al punto da rischiare in molti casi di fermarsi senza più ripartire.
Questo è quanto vorremmo fuori del palazzo. Non so quanti lo vorranno al di dentro.
Max Lodi
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