Grandate: «Acqua alla propazina?
Nessun rischio»

Docente universitario del Niguarda rassicura i cittadini riuniti in assemblea dopo il caso di inquinamento

Sala del centro sportivo San Pos gremita per l’incontro pubblico sull’acqua. C’erano anche le mamme con i bambini che hanno appena incominciato lo svezzamento ed i loro passeggini- circa 200 persone in totale - per sapere cosa è successo nelle ultime settimane all’acqua che scorre dai rubinetti di casa in cui il 6 agosto si è trovato un tasso di propazina (elemento presente nei diserbanti e pesticidi) di 2.03 microgrammi per litro. Ben oltre i limiti consentiti dalla legge.

L’incontro pubblico organizzato dall’amministrazione comunale è stato trasmesso anche in streaming.

A parlare alla cittadinanza e ad alcuni cittadini arrivati anche da Colverde, altro paese in cui a fine luglio si è trovata la propazina nell’acqua fuori dal parametro litro, fissato in Italia a 0.1 microgrammi per litro, è stato chiamato il professor Francesco Scaglione, ordinario di farmacologia e tossicologia clinica all’Università di Milano e medico del dipartimento di farmacologia clinica all’ospedale Niguarda. Il sindaco Alberto Peverelli aveva invitato anche gli esponenti di Ats Insubria, l’ente preposto ad eseguire i controlli di natura sanitaria sull’acqua, «Ats ha comunicato di non poter essere presente perché sono ancora in corso degli esami di cui non ha risultato», ha precisato il primo cittadino.

La prima questione trattata durante l’assemblea è stata ovviamente quella di natura clinica e sanitaria: «La propazina è un derivato tossico per piante – ha spiegato il professor Scaglione - Gli effetti tossici sono più per chi la impiega, non ci si avvelena con la propazina con il contatto acuto. I limiti tracciati a livello italiano ed europeo sulla concentrazione nell’acqua sono precauzionalmente molto alti. Basti pensate che negli Stati Uniti il limite della stessa sostanza è 10 microgrammi per litro, da noi 0,1. Quindi, 2 microgrammi a livello di tossicità non è preoccupante. Il limite posto è appositamente basso perché non si conoscono le ripercussioni sulla salute per un’esposizione molto lunga alla sostanza che è definita potenzialmente cancerogena perché sugli animali, esposti per 500 milligrammi per chilo, porta anemia. La verdura eventualmente annaffiata con l’acqua dell’acquedotto in quei giorni si può consumare, come sempre, è bene lavarla accuratamente. Per le mamme, rassicuro che anche se è stata usata quell’acqua per preparare le pappe dei bambini non c’è nessun rischio».

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