Clarissa, il coraggio e la speranza. Sconfitta dal male a 45 anni

Cernobbio Australiana, madre di famiglia trapiantata in Italia per amore. Al Sant’Anna aveva donato una campana per festeggiare le guarigioni

È mancata l’altra notte, dopo una lunga battaglia combattuta contro un tumore diagnosticato un anno e mezzo fa, Clarissa Aulya, 45 anni, che con il marito Alberto Panico, poliziotto a lungo in forza alla polizia giudiziaria della Procura (oggi in Questura) e con la figlia Scarlett viveva da qualche anno a Cernobbio. Di origine indonesiana ma di passaporto australiano, Clarissa era venuta in Italia a studiare, salvo poi decidere di trasferirsi definitivamente nel Belpaese per amore.

Era una donna vivace e coraggiosa, che ha sempre guardato alla malattia con spirito indomito e costruttivo, di rado lasciandosi abbattere e anzi cogliendo sempre nel suo percorso di sofferenza un’occasione per sorridere, per riaccendere la speranza.

Tradizione anglosassone

Di lei scrivemmo anche su La Provincia proprio un anno fa in questi giorni, per dare conto di una iniziativa mutuata dalla tradizione anglosassone: al reparto di oncologia dell’ospedale Sant’Anna Clarissa aveva voluto fare dono di una piccola campana per rinnovare un rito tipico degli ospedali australiani, americani o inglesi, nei quali il paziente che guarisca dal cancro, o che concluda positivamente il proprio ciclo di cure, ne dà notizia con tre rintocchi, tre piccoli “dindon” che da allora anche al Sant’Anna regalano sorrisi, e riaccendono la speranza.

Clarissa non ha mai smesso di alimentare la sua, regalando a chi le voleva bene – a partire dalla sua bimba e da suo marito – una lezione luminosissima di dignità e coraggio.

Il primario

Disse bene, benissimo la direttrice del reparto Monica Giordano, riconoscendo che il suo dono rappresentava attenzione e disponibilità nei confronti del prossimo: «Clarissa ha pensato al suo percorso,certo, ma ha guardato anche oltre, al percorso di tutti i pazienti che ci sono e che ci saranno».

Lei fu felice anche dell’articolo che La Provincia le dedicò, convinta com’era che dolore e paura non avrebbero mai dovuto prendere il sopravvento, e che non dovranno farlo neppure ora che lei non c’è più. Il funerale è in programma oggi pomeriggio alle 14.30 nella chiesa parrocchiale di San Giuseppe, in via Bonomelli, a Como, quindi al tempo crematorio del cimitero monumentale.

Saranno tanti i colleghi della Polizia e gli amici a stringersi accanto ad Alberto e alla sua bambina. Nella casa funeraria di via Lenticchia 18, a Como, è allestita da ieri la camera ardente.

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