Fiscalisti, avvocati e sportivi
In dieci hanno scampato l’arresto

Tangentopoli: il pubblico ministero voleva i domiciliari. Il giudice: indizi gravi, ma a loro carico solo un episodio

Sul ciglio del baratro, senza caderci dentro. Nell’inchiesta sulla tangentopoli del fisco vi sono dieci indagati (cinque commercialisti, due fiscalisti, un avvocato e i presidenti di due società sportive) per i quali la Procura ha chiesto gli arresti domiciliari, ma il giudice delle indagini preliminari ha deciso che no, pur se vi sono a loro carico «gravi indizi», la misura cautelare sarebbe stata eccessiva. E nonostante ciò, l’altroieri mattina all’alba pure loro sono stati svegliati dai finanzieri per la perquisizione delle abitazioni e hanno scoperto, quindi, di essere andati vicini agli arresti domiciliari.

Perché non sono stati arrestati

Prima di svelare di chi si tratta e il motivo per cui si trovano sotto accusa, è bene spiegare perché il gip, Luisa Lo Gatto, ha deciso di non concedere la custodia cautelare.

Secondo il giudice otto dei dieci indagati innanzitutto «rispondono di un solo episodio corruttivo, diversamente da tutti gli altri». E, argomenta il magistrato, proprio «dalla reiterazione nel tempo di più condotte criminose può agevolmente dedursi una pericolosa proclività a delinquere», che evidentemente non c’è a fronte di un solo caso contestato. Di più: «I delitti contestati risalgono a molti anni orsono» senza che vi siano poi state evidenze di altri tentativi di corruzione. «Potrebbero essere» di conseguenza, conclude il giudice nella motivazione con cui ha respinto la richiesta di custodia per loro, «il segno di una scelta di illegalità del tutto occasionale». Un cedimento momentaneo, insomma. Che - ci tiene a rimarcare il magistrato - nulla toglie, comunque, alla gravità dell’accusa.

Ma chi sono gli otto professionisti finiti sotto accusa per corruzione?

L’elenco degli indagati

In ordine di tempo, partendo dai fatti più recenti contestati a quelli più datati: Eugenio Geninazza, ragioniere, 61 anni residente a Como. Tra il maggio e l’ottobre di due anni fa - secondo l’accusa - avrebbe pagato al funzionario dell’Agenzia delle entrate Stefano La Verde 3mila euro per far annullare un avviso di accertamento nei confronti di una società a cui era contestata una maggiore rendita catastale di oltre 90mila euro. Luisa Invernizzi, fiscalista con studio e casa a Como, 55 anni. A suo carico Finanza e Procura contestano una tangente da 2500 euro, che sarebbe stata pagata nel 2017 al solito La Verde, per predisporre un ricorso che avrebbe consentito a un cliente di ridurre l’avviso di accertamento da 22mila euro ad appena 765,81 euro.

Risale, invece, al 2016 la presunta mazzetta da 3500 euro che Antonella Manzoni, commercialista con studio a Como, 58 anni, residente a Lugano, avrebbe versato sempre a la Verde per essersi prodigato a trasformare un’intimazione di pagamento da 70mila euro a 12.500 euro. Andrea Gatto, 49 anni, commercialista comasco con casa a Maslianico, è invece indagato per un episodio di corruzione risalente al 2015. Stando al libro mastro delle tangenti conservato da La Verde, il professionista gli avrebbe consegnato 700 euro per non fargli presentare alcuna impugnazione contro l’avviso di accertamento a carico di un cliente, consentendo così di arrivare a una decisione di definitiva estinzione del debito. Quello stesso anno Antonio Sala, fiscalista di Como, 60 anni, avrebbe dato 2500 euro per l’estinzione di un debito di un cliente.

Giampaolo Vianello, 50 anni, commercialista di Como, non è nuovo a comunicazioni giudiziarie: è infatti a processo per il fallimento della Olmetto, l’azienda tessile di Maslianico. Nell’inchiesta sul fisco è accusato dal pm Pasquale Addesso e dai finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di aver passato nel 2013 a La Verde 300 (trecento) euro per la sua intercessione in commissione tributaria all’annullamento per 18mila euro di maggior imposta dovuta da parte di un cliente. Sempre nel 2013 l’avvocato comasco Donato Iacovazzi, 50 anni, avrebbe consegnato al solito funzionario 500 euro per intercedere in un’udienza in commissione tributaria. Infine Gianpiero Casartelli, nel lontano 2012, avrebbe pagato 2mila euro a La Verde per uno sconto di oltre 50mila euro sulle tasse di un cliente.

Oltre che per loro, la Procura aveva chiesto anche l’arresto di due presidenti di società sportive amatoriali: Luciano Mastrapasqua, del Basket Como, e Stefano Ramaroli, del Cittadella. Per entrambi perquisizioni, accuse, ma nessuna custodia.

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