Folla per l’addio al “Peve”
«È stato un atleta della vita»

Ieri ai funerali dell’ex calciatore e poi allenatore vinto dal male a 47 anni si sono ritrovate le comunità di Cavallasca e Civello. Citato il passo di San Paolo: «Corro, ma non senza meta»

«Corro, ma non senza meta»: Fabio Peverelli, 47 anni, è stato un atleta della vita. Il suo sorriso si è spento a causa di una malattia degenerativa che lo ha portato via di corsa, ma la sua vita è stata quella di un atleta capace, di un uomo equilibrato, di un papà amorevole ed un marito premuroso.

Ieri la chiesa parrocchiale di Cavallasca, luogo in cui anni fa Fabio aveva spostato la sua Laura, era gremita di amici e gente che ha avuto la fortuna di averlo come amico, collega, mister o semplicemente come “il Peve”.

Di corsa, bicicletta, nuoto, ovvero di triathlon, così come di calcio, Fabio Peverelli in 47 anni ne ha fatti eccome e a livelli da grande. Ieri sulla sua bara i segni di questa sportività: la maglia dell’Inter in cui da bravo centrocampista giocò con la Primavera, la sua squadra del cuore, e quella che si usa in bici per il triathlon, disciplina impegnativa non alla portata di tutti.

La comunità di Cavallasca insieme a quella di Civello, dove Fabio con la sua bella famiglia aveva preso casa, si è ritrovata unita: , atleti e dirigenti delle società sportive animate dal lavoro e dall’attività del “Peve”, uomo che agiva da buon atleta.

Un saluto corale quello dato all’ex calciatore, allenatore dei Giovanissimi classe 2007 del Villaguardia, papà di due figli

Un saluto fatto con le parole della Prima Lettera ai Corinzi di San Paolo, scelte da don Teresio Barbaro, che ha celebrato la messa funebre con don Enrico Colombo, parroco di Civello.

«Non sapete che, nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? – scrisse San Paolo - Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre. Io dunque corro, ma non come chi è senza meta».

Fabio ha corso, senza risparmiarsi.«Ha saputo trovare il giusto equilibrio tra quel che siamo e quello che possiamo fare – ha detto don Teresio – ha avuto passione e grinta in ciò che faceva, impegnato nella fatica, educato a non mollare, anche nella fatica e nelle delusioni. La sua forza andava oltre ogni superficialità. Una forza nel giungere alla meta con impegno e verità».

Paola Mascolo

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