Il Casinò patteggia la condanna
Ammenda per i falsi in bilancio

Campione d’ItaliaI curatori fallimentari dovranno pagare 12.360 euro Sono mancati corretti modelli di gestione egli anni dal 2015 al 2017

La società Casinò di Campione spa - nella persona dei suoi curatori fallimentari - ha patteggiato una condanna al pagamento di una ammenda pecuniaria di 12.360 euro per il reato di false comunicazioni sociali, così come previsto dall’articolo 2621 del codice civile.

Il reato si riferisce agli anni 2015, 2016 e 2017, in occasione delle approvazioni dei bilanci, quando la società «non adottava ed efficacemente attuava modelli di organizzazione e di gestione» idonei a prevenire altri reati, quelli che la Procura tuttora contesta agli ex componenti il cda, ai revisori dei conti e ai sindaci della società.

E cioè il presunto falso in bilancio commesso gonfiando i conti della casa da gioco in una fase in cui il casinò avrebbe invece fatto bene, nella lettura della Procura, a issare bandiera e a capitolare.

L’applicazione della sentenza di patteggiamento nei confronti della società - emessa dal gup Laura De Gregorio - anticipa di qualche settimana il ritorno in aula dei 17 imputati del filone penale principale, tutti gli ex amministratori comunali ed ex membri del cda del casinò che compariranno davanti a un altro giudice dell’udienza preliminare il prossimo 21 giugno, dopo la prima puntata risalente a due settimane fa.

Le accuse sono la conseguenza delle operazioni a suo tempo messe in atto dal Municipio nel tentativo disperato di salvare il casinò, con risultati parecchio diversi, visto l’epilogo.

Il Comune di Campione rinunciò a incassare la propria quota parte di ricavi dell’azzardo con l’unico risultato di determinare lo spaventoso dissesto dell’ente pubblico, per un importo che la Procura calcola «non inferiore ai 61 milioni di franchi» cui sarebbero da aggiungere gli ulteriori 21 conseguenza di un indebito anticipo di tesoreria di cui sempre usufruì la casa da gioco a totale detrimento delle casse dell’amministrazione comunale.

Gli imputati, lo ricordiamo, sono in tutto 17. Tra loro anche gli ex sindaci Roberto Salmoiraghi e Marita Piccaluga, che ha sempre sostenuto di avere agito in buona fede.
S. Fer.

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