La Svizzera e i valichi da chiudere
«Non si fa senza l’ok dell’Italia»

Mentre gli elvetici tacciono sulle proteste lombarde la Regione unita si mobilita e avverte i vicini: «A questo punto convocheremo i sindaci ticinesi»

La Svizzera tace, la Regione Lombardia alza la voce. La chiusura notturna di sei valichi secondari tra le province di Como e Varese, ipotizzata dal Consiglio federale a inizio novembre accogliendo una mozione targata Lega dei Ticinesi, diventa ufficialmente “caso internazionale”.

Con una puntualizzazione, emersa con forza durante l’audizione da parte della Commissione speciale per i Rapporti con la Confederazione Svizzera dei sette sindaci di confine interessati dal possibile stop notturno alle dogane: «Senza il nullaosta dell’Italia, attraverso anche le autorità competenti, non è possibile chiudere alcunché».

Nel rimpallo di interlocutori - per parte svizzera - tra sindaci, Consiglio di Stato e Consiglio federale, visto anche l’assenza di comunicazioni ufficiali rossocrociate, è stato messo un punto fermo. Il primo passo sarà la convocazione dei sindaci ticinesi di confine. Già nel tardo pomeriggio di ieri è stata inoltrata alla Giunta la richiesta di convocazione dei primi cittadini d’oltreconfine. Toccherà a Palazzo Lombardia inoltrare la richiesta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA