Le rivelazioni di Maccio
«Verso il riconoscimento»

Villa Guardia: il Sant’Uffizio chiude il dossier sul santuario, aperto nel 2011 Conferma dalla Diocesi, che aggiunge: «Sarà spiegata in futuro ai fedeli»

I fatti e le rivelazioni che dal 2000 avvengono al santuario di Maccio hanno avuto un “recente riconoscimento dal Sant’Uffizio”. La notizia è stata resa pubblica con il comunicato dell’ufficio stampa della Diocesi di Como relativo alle iniziative che dall’11 al 16 luglio si terranno per la Festa della Madonna del Carmine al Santuario diocesano della Sassella - Porta della Misericordia di Sondrio.

Proprio la scelta di chiamare “Porta della Misericordia” il santuario della Sassella è il collegamento tra i due luoghi di culto, quello della Santissima Trinità Misericordia di Maccio e quello di Sondrio, il cui nome deriva da un appellativo attribuito alla Vergine Maria proprio nelle rivelazioni avvenute a Maccio, come confermano nel comunicato diocesano.

Gli scritti del maestro Gioacchino Genovese, composti durante i momenti di intensa esperienza spirituale avvenuti all’interno della chiesa parrocchiale, dal 27 novembre 2010 santuario diocesano, hanno ricevuto un riconoscimento da Roma, una notizia che si attende da 10 anni, dal settembre 2011, quando il dossier sui fatti di Maccio venne presentato dall’allora vescovo Diego Coletti alla Congregazione per la Dottrina della Fede.

«Visto il recente riconoscimento della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla bontà dell’esperienza spirituale del santuario di Maccio – dicono dall’ufficio stampa della Diocesi di Como – don Christian Bricola (arciprete di Sondrio ndr) ha potuto spiegare il collegamento che esiste tra i due luoghi di culto. Anche la preghiera, scritta dal vescovo, monsignor Oscar Cantoni, per invocare la Madonna della Sassella risente dell’esperienza spirituale di Maccio, che in futuro sarà meglio spiegata ai fedeli della Diocesi».

Quindi “recentemente” da Roma è arrivato un «riconoscimento sulla bontà dell’esperienza spirituale del santuario di Maccio». Di più non è dato ancora sapere, nessuno aggiunge nulla al comunicato dell’ufficio stampa, ma dopo 10 anni pare proprio che ci sia stata un’azione da parte del Santo Uffizio a riguardo delle esperienze mistiche di Maccio, del suo altare e dell’acqua ritrovata sulla parete del monolite di marmo dell’altare stesso e – soprattutto – un pronunciamento circa il contenuto teologico delle rivelazioni che il maestro Gioacchino Genovese ha ricevuto durante quei molteplici momenti di intensa esperienza spirituale, raccolti negli scritti dallo stesso maestro di musica, musicista, laico e padre di famiglia e dall’ex parroco di Maccio e primo rettore del santuario diocesano, don Luigi Savoldelli.

Solo il vescovo può decidere se e come rendere pubblica la comunicazione da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede in merito alle “norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni”. Riserbo e prudenza sono da sempre le indicazioni del vescovo Cantoni, che più volte ha richiamato ad «atteggiamenti di prudenza che consentano una valutazione obiettiva dei fatti». (Paola Mascolo)

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