Mariano, nonna Erminia
sconfigge il Covid a 92 anni

I familiari commossi dopo le dimissioni dal Sant’Anna: «È stato il regalo più bello perché inaspettato»

«È stato il regalo più bello perché inaspettato». Così la famiglia Rovagnati commenta il ritorno a casa di nonna Erminia Colombo, capace di vincere la sua partita contro il coronavirus contratto a ottobre, in tempo per festeggiare con il figlio e la nipote il traguardo dei 92 anni, il primo gennaio. Perché colpita dall’infezione virale che l’ha portata a dormire chissà quali sonni, quindici giorni dopo il suo ricovero in ospedale è riuscita a uscire dalla sottile linea d’ombra che separa la vita dalla morte, scalando la montagna verso la guarigione. «Ce l’ho messa tutta» sorride nonna Erminia.

Tutto inizia il 25 ottobre quando il saturimetro cala a picco sotto la soglia d’allarme, costringendo l’anziana al trasporto d’urgenza al “Sant’Anna” di San Fermo della Battaglia. «Non ci avevano dato molte speranze - ricorda il figlio Emilio - Tant’è che le avevano iniziato a somministrare la morfina, come ci ha detto il personale sanitario». Invece, il suo spirito coriaceo ha iniziato a reagire a una terapia che basava tutta la sua forza nel ridare il respiro all’ultranovantenne tramite la mascherina.

«Quindici giorni dopo il ricovero, ci hanno detto che aveva iniziato a reagire fino a che non siamo riusciti a fare anche una video-chiamata» ricorda il figlio che ha accorciato le distanze dalla mamma attraverso il cellulare. Il momento più bello è stato ritrovare il suo sguardo, «alla prima chiamata ci ha rivolto i suoi baci», quello più difficile spiegarle il motivo per cui ancora non poteva tornare a casa, «mi ha chiesto perché non andassi a prenderla», fino a metà dicembre.

Nella sua abitazione che si apre sopra la tessitura fondata dal marito più di settant’anni fa, oggi Erminia rivolge il suo sorriso al figlio, la nuora Paola e la nipote Arianna. «Riaverla con noi è stato il regalo più bello perché non ci speravamo più. Per questo dobbiamo ringraziare il personale sanitario che l’ha curata senza guardare la carta d’identità e noi ci siamo affidati a loro che si sono rivelati degli angeli» aggiunge il figlio che a Natale ha rivolto i suoi auguri al reparto che per oltre un mese ha ospitato la mamma.

«Io ce l’ho messa tutta» sorride nonna Erminia mentre gusta il caffè che non può mancare nella lista delle tre cose per lei essenziali, insieme ai dolci e il lavoro. Perché fino a pochi anni fa la donna ha lavorato negli uffici dell’azienda che da 74 anni domina la rotonda di via San Francesco con la sua produzione di interfodere dal 1947. Ora a riposo, pronta a scalare la montagna verso la ripresa di una maggiore mobilità, il figlio anticipa: «Se ci sarà la possibilità, farà sicuramente il vaccino».

Silvia Rigamonti

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