«Né odio, né vendetta
Chi ha travolto mio figlio
trovi il coraggio di dirlo»

Parla la mamma di Gaetano, morto un mese fa. Uno striscione nel luogo della tragedia: «Solo perdono». «Vorrei che la persona alla guida mi guardasse in faccia»

«Non riesco ancora a spostare la data. La mia vita da allora si è fermata». I cubi di legno del calendario in casa della signora Stefania segnano ancora il 20 ottobre, il giorno in cui è morto suo figlio Gaetano Banfi, investito a tarda notte da una macchina ancora non identificata, in via Pasquali Paoli.

Ieri, a un mese di distanza dalla tragedia, gli amici e chi ha voluto bene al ventiduenne comasco hanno appeso proprio in quel punto di via Paoli uno striscione di ricordo, firmato da loro e dalla madre. «Oggi, 20 novembre, è un mese che Gaetano è stato investito e ucciso. Niente vendetta, solo perdono», sono le parole scelte.

Le stesse, piene di dolore e coraggio, usate da Stefania, dalla sua casa di via Spartaco, e rivolte a chi, quella notte, era al volante dell’auto ma non si è fermato: «Non chiedo niente, non farei nulla a questa persona – dice – Se finisse in galera, cosa mi cambierebbe? A me nessuno ridarà Gaetano. Vorrei solo che mi guardasse in faccia e dicesse “ho avuto paura, mi perdoni”». Vicino al divano, due foto ritraggono il figlio con uno sguardo spensierato e sereno. Attorno, gli amici hanno lasciato alcuni piccoli oggetti, come ricordo privato del loro compagno. Un affetto espresso in questi mesi anche nei confronti della madre, cui si è aggiunta la vicinanza delle persone del palazzo.

Attaccata alla parete, un’immagine lo cattura mentre suona la batteria, la sua grande passione. «Era pure un gran lavoratore – racconta Stefania – Si alzava alle cinque e mezza, prendeva due treni per arrivare fino a Bovisio Masciago, dov’era giardiniere. Quando andava bene, rientrava a casa alle 19.30. Altrimenti, arrivava attorno alle 21. Era un ragazzo semplice, come i suoi amici. Si prendeva cura di me, era riservato e amato da tutti. Era umile e gioioso, era solo e semplicemente Gaetano».

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