«Rispettava tutti gli avversari
Per questo gli volevamo bene»

Non sono parole di circostanze, quelle che escono dalla bocca e dal cuore dei colleghi di Jacopo Pontiggia. Altri giovani con la stessa passione per la motocicletta,

A ricordarlo è Fabio Cornaggia, residente a Sondrio, un pilota che in campo regionale ma anche in campo nazionale ha fatto storia vincendo un tricolore major. «Ho saputo sabato dell’incidente di Jacopo che avevo conosciuto quasi casualmente a Cremona perché avevamo occupato due camere nello stesso bed and breakfast. Alla mattina ci siamo trovati a far colazione nello stesso momento. Da qui è nata la nostra amicizia, seria e sincera come se amici lo fossimo stati da sempre» spiega con un po’ di emozione.-

E aggiunge: «Era una ragazzo educatissimo, uno di quelli che oggi sono difficili da trovare, sempre pronto ad un sorriso, sempre il primo a salutare. Spesso quando ci si incontrava sulle piste chiedeva quale era il modo migliore di affrontare certi percorsi e poi prima di salutarci per andare in pista non dimenticava mai di ringraziare. Chi oggi a 30 anni fa come lui? Anche in gara non era uno prepotente, perché come sai, nel motocross bisogna anche saper essere determinati. E invece lui era consapevole che in caso di toccata o caduta poteva far del male a qualcuno. Era il primo a frenare, non perché non era in grado di fare una certa cosa ma soltanto per il profondo rispetto dell’avversario».

Testimonianze davvero sincere. «Sono stato in contatto con amici che mi tenevano informato sulla salute. Ho saputo che le sue condizioni erano gravi. Conoscendo il tracciato di Ceriano Laghetto, posso assicurare che quel salto non era uno da prendere a “manetta” perché subito dopo c’è una curva che ti impone di rallentare. Io sono convinto - prosegue Fabio Cornaggia - che è stato un problema tecnico, infatti ha ricevuto una botta violenta».

A nulla sono serviti i soccorsi praticamente immediati e il trasporto con l’elisoccorso nonostante, subito dopo l’operazione, si era palesata anche qualche speranza. Poi il peggioramento e la morte.

«Di Jacopo Pontiggia ricorderò sicuramente il sorriso, la sua educazione e la simpatia. Domenica avevo già preparato il furgone con la moto per andare a fare un allenamento a Bosisio Parini ma quando ho ricevuto la notizia della sua scomparsa non me la sono sentita. Ho avuto paura, cosa che a un pilota non capita quasi mai. Ma questa volta, per timore o per rispetto, ho preferito lasciare la moto nel box».n 
Oscar Malugani

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