Troppi cinghiali nella Spina Verde: continua la caccia e arriva il frigo

San Fermo Dal 2016 a oggi sono stati 700 gli esemplari abbattuti all’interno del parco. Nei prossimi mesi sarà anche attiva la casetta di stoccaggio, costata 88mila euro

Alla richiesta di aiuto per far fronte all’invasione di cinghiali e ai conseguenti danni, che sempre più spesso gli ungulati arrecano anche ai giardini e alle coltivazioni di privati, rispondono sia il Parco regionale Spina Verde con il presidente Giorgio Casati, sia il Comune con il sindaco Pierluigi Mascetti.

In Spina Verde continua il progetto pluriennale del controllo del cinghiale che dal 2016 ha fatto sì che si prelevassero (ovvero abbattessero) quasi 700 cinghiali.

Nei prossimi mesi sarà anche operativa la casetta di stoccaggio, in termini tecnici si chiama CS, ovvero centro di sosta che il Comune ha realizzato grazie al progetto redatto dal suo ufficio tecnico e finanziato da Regione Lombardia con 88 mila euro. Il centro di sosta è stato realizzato vicino alla palestra di via I Maggio ed è praticamente pronto, manca solo la cella frigorifero.

Come spiega Andrea Pasetti, naturalista e faunista che coordina le azioni di prelevamenti di cinghiali per conto del parco regionale Spina Verde: «La carne starà nella cella adeguatamente creata per pochi giorni, 3 o 4, lì si preleveranno le provette di sangue e i visceri per i controlli e per i rilievi biometrici, poi la carne passerà al CLS (centro lavorazione selvaggina) di Senna Comasco. Prelevare i cinghiali è un lavoro pesante – aggiunge - i selecontrollori provvedono anche alla preparazione dell’animale per essere poi inviato al CLS, non è una passeggiata. Non si pensi sia un lavoro facile – aggiunge l’esperto faunista – in Spina Verde per 9 mesi l’anno ogni mattina e la sera 1 o 2 volte la settimana gli operatori di controllo del cinghiale (ovvero chi poi li abbatte ndr) escono, tra loro ci sono anche le Gev (guardie ecologiche volontarie) che fanno anche la logistica. E’ un lavoro importante e anche rischioso, tutto viene trasmesso con i report in Regione».

Gli operatori escono la mattina presto quando non c’è gente nel parco, vanno a vedere nelle gabbie trappola e poi prelevano i capi. Quel che si ricava per la cessione della carne viene poi impiegato dal Parco per proseguire nel progetto pluriennale del controllo del cinghiale, un piano approvato da Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e dalla Regione.

“L’obiettivo del progetto pluriennale è in primis la riduzione del numero di individui per abbassare le criticità ecologiche, ambientali e di danni all’agricoltura, ai campi, ma anche per evitare i rischi che si corre – spiega Pasetti – ad esempio quelli collegati all’attraversamento stradale dei capi e ai problemi antropici».

Gestire la popolazione dei cinghiali in Spina Verde, ma anche negli altri parchi regionali, come ad esempio il Parco Pineta dove ci sono ancor più elementi da prelevare, non è facile ed impegna molte persone e risorse per recinti, gabbie trappola e per preparare la carne ed eliminare le carcasse. “Per ogni cinghiale viene fatta una scheda biometrica, ogni animale è schedato con un codice identificativo per il tracciamento sanitario.”, precisa Pasetti.

Per quest’anno il piano di prelevamento ammonta a 114 capi. Nel 2020 furono prelevati (ovvero abbattuti) 33 cinghiali, il numero era in difetto sui 125 capi previsti, ma se ne catturarono 12 nei mesi di gennaio e febbraio, poi ci fu la paralisi dovuta al Covid e fino a febbraio 2021 non si poté fare molto. Nel 2021 i cinghiali abbattuti sono stati 71, nel 2022 si arrivò a 90. Dal 2016, anno in cui si partì con il piano di prelevamento, a fine luglio 2023 si sono abbattuti 692 cinghiali.

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