16 anni, venti ore al videogame
«Così ha bruciato
2.600 euro a Clash»

Un ragazzo comasco in cura dopo avere dilapidato la somma attingendo dal conto dei genitori. L’esperto Edoardo Colombo: «Gioco “tossico”, si paga per salire di livello e più spendi più vinci»

Viveva con le dita e lo sguardo perennemente sullo screen del suo smartphone. Ore, giorni, mesi. “Clash of clans” - il nome del videogioco - era diventato una vera e propria ossessione. Una fissa che gli ha sottratto tempo per la scuola e gli amici ma anche soldi. Già perché il protagonista di questa storia, che ha 16 anni, e abita a Como è riuscito a “bruciare” al suo giochino la bellezza di 2.600 euro. E del resto ci sarà pure una ragione concreta se “Clash” è stato indicato il secondo videogame più redditizio al mondo nel 2016 per app store e Google play.

Come ha potuto il ragazzino dilapidare il piccolo patrimonio? Questo adolescente, così ha raccontato l’esperto Edoardo Colombo, poteva accedere a un conto Poste pay, sul quale la mamma e il papà avevano caricato i risparmi, le mance, i regali e le paghette, le offerte della cresima. A suon di clic da uno e da due euro ha mangiato tutto, giocando perfino la notte per non perdere crediti e aumentare il proprio punteggio. La dipendenza per i videogiochi mescolata alla ludopatia ha creato un vortice tossico. Clash of clans, Clash royale e tanti altri giochini simili è un videogame piuttosto elementare e molto ripetitivo, non servono particolari abilità o strategie, il meccanismo di base per vincere è la continuità nella connessione. Più si resta incollati allo schermo per giocare più si scalano le classifiche. In questa guerra tra clan infatti bisogna sviluppare un villaggio, con l’obiettivo di accrescere la propria civiltà e costruire palazzi, raccogliere oro, formare file di soldati. Ma quando il telefonino resta spento il villaggio rischia di crollare sotto la minaccia dei nemici. Perciò i ragazzini sono portati a giocare anche venti ore al giorno.

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