A cena a spese dei contribuenti
Il pm: condannate i consiglieri

Processo rimborsi in Regione, l’accusa: soldi pubblici utilizzati per mantenere il consenso politico

Come mai i fondi previsti per i rimborsi ai consiglieri regionali sono finiti tutti in pranzi e cene al ristorante, si chiede il pubblico ministero durante la sua requisitoria. «Risposta data da un capogruppo: “Perché avevamo necessità di mantenere il consenso”». A spese del contribuente.

Il titolare dell’inchiesta sulla cosiddetta rimborsopoli in Regione Lombardia, Paolo Filippini, presenta il conto ai politici finiti a processo con l’accusa di peculato per aver arrotondato il loro - peraltro già lauto - compenso con note a piè di lista da migliaia di euro. Ed è un conto che, se accolto dal Tribunale, rischia di essere ben più salato di quello dei ristoranti pagati con le casse della Regione.

Una richiesta di assoluzione soltanto e 56 richieste di condanne con pene da un minimo di 1 anno e 10 mesi di reclusione a un massimo di sei anni di carcere. Il record spetta all’ex commissario della Lega Nord di Como, il lecchese Stefano “epurator” Galli che con i soldi della Regione si era fatto pagare anche il banchetto di nozze della figlia.

Particolarmente pesante anche la richiesta sollecitata a carico di Gianluca Rinaldin, l’ex consigliere regionale comasco di Forza Italia a cui la Procura di Milano contesta 81mila euro di rimborsi spese (soprattutto per cene e pranzi) ottenuti senza averne titolo. Un anno e dieci mesi, invece, è la pena sollecitata per l’ex consigliere ed assessore regionale di Forza Italia Giorgio Pozzi (5.800 euro i soldi percepiti indebitamente, secondo la Procura) e per due comaschi tuttora seduti in consiglio regionale: Luca Gaffuri del Pd (10mila euro la cifra contestata) e il leghista Dario Bianchi (19.400 euro).

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