Cronaca / Como città
Sabato 08 Febbraio 2020
Adescava le ragazzine via whatsapp
Due anni per pedopornografia
Contabile colpevole di aver offerto ricariche a minori in cambio di foto hard
Con una ragazzina di appena 12 anni ha scambiato 1169 messaggi - la gran parte dei quali contenente frasi particolarmente esplicite - invitandola anche a incontrarsi con lui al luna park. Con un’altra - una quindicenne - ha organizzato un appuntamento fuori Como e, una volta in auto con lei, avrebbe cercato un approccio che ha spaventato la ragazzina, la quale ha chiamato il fratello e un’amica per farsi coraggio e trovare una scusa per andarsene.
Sono soltanto due delle numerose contestazioni costate a un insospettabile comasco, 46 anni, contabile in una ditta svizzera, la condanna a due anni di reclusione (con la sospensione condizionale della pena) per adescamento di minori e pornografia minorile.
Il processo a carico dell’uomo si è chiuso ieri mattina in Tribunale a Como, dopo oltre un anno di udienze. Una vicenda che risale a sei anni fa, quando la squadra mobile della Questura di Como ha raccolto lo sfogo spaventato di una mamma che aveva scoperto che la figlia, quindicenne, intratteneva un’intensa corrispondenza via whatsapp con un uomo adulto, che aveva regalato alla figlia anche diverse ricariche telefoniche.
I poliziotti avevano scoperto che l’uomo era entrato in contatto con almeno tre ragazzine - di 12, 14 e 15 anni - alle quali regalava ricariche in cambio di fotografie personali (spesso senza veli). Quando gli agenti avevano fatto la perquisizione a casa dell’uomo, all’interno di una pen drive avevano trovato numerose fotografie a contenuto pedopornografico.
Nella sua requisitoria il pubblico ministero ha parlato del più classico caso di adescamento di minori: «Ci sono tutti gli elementi. A partire dall’abilità, da parte dell’adulto, di sfruttare un mondo minorile contrassegnato da fragilità, oltre che la cedevolezza di questi ragazzi nei confronti della curiosità per questi nuovi canali di comunicazione. E tipico è anche l’incubo vissuto dai genitori: il pericolo di un adulto che sa usare questi mezzi e che li usa per avvicinare i propri figli, soggetti di particolare fragilità».
In aula sono risuonati anche i contenuti - a dir poco espliciti - dei messaggi inviati alle tre ragazzine (le cui famiglie, peraltro, hanno ricevuto un risarcimento del danno da parte dell’imputato). Dal canto suo l’avvocato difensore ha sollecitato l’assoluzione per il proprio assistito: «È una persona perbene» ha chiosato in aula, cercando di evidenziare l’asserita inaffidabilità delle testimonianze rese sia dalle ragazze che dalle loro madri che, a suo dire, avrebbe aggiunto elementi del tutto inventati a quello che sarebbe solo il desiderio di «un po’ di compagnia telefonica».
Il giudice, alla fine di una lunga camera di consiglio, ha giudicato l’imputato colpevole e lo ha condannato a 2 anni di reclusione, con la sospensione condizionale della pena, ma soprattutto all’interdizione perpetua dai luoghi frequentati da minori. Il pubblico ministero aveva sollecitato una condanna a tre anni.
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