Aiutarli a casa loro? Certo che si può
Da Como 29 ritorni volontari assistiti

Tremila euro per il viaggio di ritorno e l’avvio di un piccolo progetto imprenditoriale. Il questore: «Sono fondi europei, integriamoli come fa il Friuli. In Germania 39mila rimpatri»

Vogliamo davvero «aiutarli a casa loro»? C’è una direttiva europea del 2013 che già consente di assistere i migranti irregolari decisi a imboccare volontariamente la strada del ritorno in patria. Lo sanno in pochi, ma in dodici mesi, dai centri di accoglienza del Comasco, sono già ventinove le persone tornate sui loro faticosi passi, grazie a un passaporto fornito dalla polizia e una piccola dote economica fornita dall’Europa per l’avvio di un’attività economica.

«È una legge del 2013 che non tutti conoscono e sanno applicare. Eppure la Germania, con questo prezioso strumento, ha già aiutato 39mila migranti a tornare a casa loro» racconta il questore, Giuseppe De Angelis.

Gli stranieri partiti da Como erano quasi tutti irregolari che hanno preferito lasciare il nostro Paese perché il lavoro, senza documenti in regola, era rimasto un miraggio.

L’Oim, Organizzazione internazionale per le migrazioni, si fa carico di queste persone dal momento della decisione fino al rientro in patria. La procedura prevede - oltre all’assistenza personale - la concessione immediata di un contributo di 400 euro e l’ accompagnamento a Roma, dove al migrante, anche clandestino, è garantito il rilascio del passaporto. È sempre l’agenzia internazionale affiliata all’Onu che acquista il biglietto d’aereo e aiuta a stilare un piccolo progetto di investimento per il quale, una volta in patria, eroga altri 2600 euro.

A prescindere dalle motivazioni umanitarie che sostengono l’operato e la missione dell’Oim, dal punto di vista meramente economico, i conti tornano. «La Regione Friuli - spiega anzi il questore - integra con ulteriori mille euro la somma messa a disposizione dall’Europa e personalmente ho suggerito nelle sedi opportune di fare altrettanto anche in Lombardia». Un solo mese di assistenza nei centri per richiedenti asilo, in effetti, costa quanto l’”una tantum” che l’immigrato di rientro, in patria, potrebbe utilizzare in maniera assai più produttiva.

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