Cronaca / Como città
Martedì 03 Ottobre 2023
Sul tema sollevato da don Giusto interviene un altro prete, don Andrea Cattaneo: «Case sfitte? Occuparsene, non occupare»
Como Alloggi comunali vuoti:la posizione del parroco di Rebbio, espressa in una lettera della pubblicazione parrocchiale “Il focolare” (qui trovate il testo completo), ha suscitato le critiche di un altro prete, che a Cantù si occupa di padri separati
«In nome della carità e dell’aiuto ai poveri non ritengo corretto incitare al non rispetto della legge. Corretto alzare la voce, fare proposte concrete per ridurre la povertà e denunciare le situazioni di ingiustizia, ma ogni cittadino, e in particolare un cristiano è chiamato a rispettare la legge» sono le parole con cui don Andrea Cattaneo, che a Cantù si occupa della casa dei padri separati ed rettore del collegio Rotondi di Gorla Minore, ha voluto dare seguito alla proposta lanciata sul da don Giusto della Valle, parroco di Rebbio su “Il focolare” (pubblicazione della parrocchia stessa), a proposito della possibilità di aiutare le famiglie bisognose ad occupare gli alloggi comunali vuoti e abbandonati.
«Personalmente posso constatare come la politica, quella vera, che nasce dalla “vocazione alla cosa pubblica” sia aperta a soluzioni di contrasto alla povertà. E mi piace citare ad esempio il comune di Brenna che da anni concede in comodato d’uso un appartamento alla Casa famiglia Giuseppina Ballerini - Casa Padri Cantù perché possa essere destinato a chi ne ha bisogno». L’esempio virtuoso citato da don Andrea è però subito seguito da un affondo al Comune di Cantù: «Dall’altro succede che un comune come Cantù che ha sul suo territorio la prima casa in Italia per padri separati sia totalmente indifferente a questa realtà».
E poi, conclude don Andrea: «Bene stare dalla parte dei poveri, bene portare come esempio modelli virtuosi e sottolineare l’indifferenza di chi fa uso strumentale dei poveri solo a parole per utilità elettorale, ma una carità che non rispetti la legge sinceramente non la condivido: bene occuparsene ma non occupare!».
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