Cronaca / Como città
Domenica 16 Gennaio 2022
Altri sei decessi. E 1.943 i nuovi positivi
Crescono i contagi anche nelle Rsa
Le ultime vittime del Covid in provincia sono pazienti non vaccinati con un’età media tra i 60 e i 70 - La differenza la fa soprattutto la dose vaccinale di rinforzo
Como
Covid, ancora sei decessi. Dall’inizio del nuovo anno sono già morti 51 cittadini comaschi positivi al Covid. Sommati ai 50 decessi di dicembre e ai 17 di novembre quest’ultima ondata nella nostra provincia conta 118 decessi. Negli ultimi giorni la curva è molto cresciuta, in Lombardia è quasi raddoppiata. Ieri a livello regionale sono stati comunicati altri 77 decessi. Il ritmo dei nuovi contagi in realtà da questa settimana è in leggero calo, 1.943 i positivi tracciati ieri a Como, per cui le autorità sanitarie sperano di aver superato il picco. Ci vorrà tempo però per vedere diminuita anche la pressione sugli ospedali, l’ultimo dato a scendere è poi come noto quello dei decessi, che ancora fino a fine mese ci si attende restano dolorosamente stabili. Ats Insubria fa sapere che è in corso una rendicontazione puntuale del profilo morti di questa ondata, comunque molto inferiori ai lutti contati fino ad ottobre del 2021, precisamente 2.302 sempre nel Comasco. L’interesse è capire non solo l’età , ma anche le patologie pregresse, la tipologia dell’eventuale vaccinazione specificando il numero delle dosi e la data d’inoculazione.
Tra i 60 e i 70 anni
Nell’attesa, comunque, nella terapia intensiva del Sant’Anna, il primo riferimento della nostra provincia, sono morti negli ultimi giorni soggetti in larga maggioranza non vaccinati che senza difese hanno sviluppato forme più severe di Covid. La presenza di altre patologie croniche aumenta il rischio. I morti avevano un’età tra i 60 e i 70 anni di media. Nella terapia intensiva circa otto pazienti su dieci non sono vaccinati.
Al Valduce nei reparti ordinari però da fine anno sono morte otto persone positive vaccinate. Attenzione perché il ciclo primario completo non comprende la terza dose di rinforzo, considerata una barriera contro la Omicron. L’età degli ultimi pazienti morti al Valduce è la seguente: 57 anni, 88, 76, 66, 96, 91, 75 e 69 anni.
Non tutti i Covid positivi muoiono in ospedale. Ai medici di famiglia capita di assistere grandi anziani tra le mura domestiche nel fine vita, casi per fortuna oggi molto rari rispetto al 2020. «Sono persone molto fragili in condizioni già gravi – spiega Marco Fini , medico in città –. Per loro il Covid è l’ultimo colpo. In un periodo dell’anno che per le persone che soffrono di patologie polmonari e cardiache rappresenta già una fase di riacutizzazione. Per queste persone è importante non arrivare tardi con la terza dose».
Le terze dosi sono partite a rilento, quelle domiciliari sono arrivate a dicembre e ancora ne mancano. C’è chi avendo avuto contagi ha rinviato l’appuntamento, oppure chi con le tante regole ha fatto confusione, si pensi ai vaccinati con AstraZeneca e Johnson&Johnson. Nelle Rsa infine a fronte di nuovi contagi c’è ansia.
Distanziamento e vaccini
«Le letture devono essere complete e puntuali – commenta Paolo Bulgheroni , dirigente dell’Ats Insubria per l’’igiene e la sanità pubblica –. Certo si può dire che i comportamenti sociali dettati dalle regole attuali oggi sono molto più liberi. È dunque sempre importante sottolineare la responsabilità individuale. Quindi mascherine, distanziamenti e soprattutto vaccini. La terza dose in particolare adesso rappresenta un’arma di prevenzione per mettere davvero tutti al riparo da questa nuova ondata in corso».
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