Cronaca / Como città
Domenica 10 Gennaio 2021
Amici, familiari e spostamenti
«Mille regole, non si capisce nulla»
Le voci dei comaschi: commercio in crisi nonostante l’avvio dei saldi: «Mai così male» - Da ieri è tornato il divieto di uscire dal proprio Comune. Senza più deroghe per visitare i parenti
Il continuo cambio di colori genera confusione fra i comaschi. Per i cittadini, passare dalla zona gialla di venerdì a quella arancione di ieri significa divieti con cui fare i conti per evitare di prendere una multa: inoltre, alcune deroghe concesse durante le festività sono cadute, pensiamo per esempio a quella che consentiva a due adulti di muoversi nell’intera regione per andare a trovare amici e parenti.
Da ieri, infatti, non è più così: ci si può muovere solo all’interno del proprio Comune. Ma le continue modifiche, decise all’ultimo e valide per pochi giorni, finiscono per confondere e anche spaventare le persone.
«Non sanno più se possono uscire o se rischiano di prendere una multa – commenta Maurizio Zuffada dal suo banco al mercato di viale Battisti – peraltro, non credo si risolva la situazione con questo continuo “aprire” e “chiudere”, non so quali saranno gli effetti sull’abbassamento dei contagi». Il risultato si declina anche sull’andamento dei saldi: «In trent’anni – aggiunge – non ho mai visto il mercato così vuoto. Purtroppo, sta andando molto male: la zona arancione ci ha messo in crisi. Giovedì e venerdì abbiamo lavorato, ma ora si sente la mancanza di chi viene da fuori Como. Inoltre, hanno paura di spendere. Poi, non potendo uscire, viene meno voglia di comprare indumenti». A proposito di confusione, è emblematica la scritta sulla lavagna collocata fuori dall’Arte Dolce Lyceum di via Cesare Cantù: “Aperto solo per due giorni… poi… due giorni per l’asporto…poi?”. «La frase è al contempo amara e sarcastica – spiega il titolare Alberto Vetrano - l’incertezza è di tutti, sia dei clienti sia nostra. Purtroppo, sapendo sempre all’ultimo il colore e, di conseguenza, le disposizioni, diventa complicato calibrare la merce da acquistare. Chiediamo maggiore chiarezza».
A colpo d’occhio, ieri pomeriggio il centro era meno pieno rispetto ai giorni precedenti. Pur non essendo deserto, fino alle 16.30 si contava meno gente a spasso, per esempio, in via Luini. Pure i parcheggi contavano centinaia di posti liberi, anche negli autosilo a ridosso del centro, di solito fra i più gettonati. Del resto, fino al 15 sono sospese le attività di bar, pub, ristoranti, gelaterie e pasticcerie (l’asporto è consentito fino alle 22, ma non si può consumare sul posto), catalizzatori di clienti, com’è normale che sia. Inoltre, non è più consentito spostarsi fuori dal proprio Comune, se non per le eccezioni “classiche”: lavoro, salute o necessità.
«È ovvio – spiega Antonella Barbieri, “A & Bi calzature” - se fossimo stati in zona gialla, ci sarebbero state in giro molte più persone. Poi, a essere onesti, far partire i saldi in un giorno infrasettimanale non mi sembra sia stata una grande idea. Come stanno andando? Direi abbastanza bene, anche se ormai non m’illudo più. I tempi sono cambiati e si vive alla giornata».
È inutile fare paragoni: solo lo scorso anno, qualsiasi giorno prefestivo di saldi avrebbe registrato il tutto esaurito nei negozi della città. Oggi, oltre alla pandemia, il blocco per chi viene da fuori Como toglie tutta la clientela ticinese, brianzola e milanese. «Da inizio anno non ho ancora venduto un solo paio di scarpe a un cliente svizzero. Come sta andando? Malissimo – racconta Filippo Butti del negozio omonimo di calzature in via Luini – giovedì e venerdì, a essere sinceri, è andata davvero bene. Ma oggi (ieri ndr), primo giorno “vero” di saldi, si sta pagando la confusione che questi continui cambiamenti generano nella testa delle persone. Si fa fatica a capire e la città si svuota, perché giustamente hanno paura di prendere la multa».
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