Cronaca / Como città
Martedì 27 Settembre 2016
«Anziana malata di Alzheimer raggirata»
Giudice finisce a processo e si dimette
Avrebbe predisposto atti con cui una pensionata garantiva somme per 1,7 milioni. Nelle scorse settimane l’addio all’ufficio dei giudici di pace
Antonio Santucci non è più giudice di pace a Como. L’avvocato milanese, che in riva al Lario indossava la toga ed emetteva sentenze nelle cause legate a liti di condominio e piccoli reati o di danni per valori limitati, è infatti stato rinviato a giudizio nell’ambito di una delicata vicenda nella quale si ipotizza il reato di circonvenzione d’incapace e, di conseguenza, ha deciso di rimettere il proprio mandato.
Il rinvio a giudizio di Santucci e di altri due coimputati risale ai mesi scorsi, ma è dal mese di settembre che il magistrato non è più in servizio nell’ufficio dei giudici di pace comaschi.
La presunta vittima del fascicolo aperto a Milano e poi passato a Brescia per competenza - visto che a giudicare i magistrati può essere soltanto la Procura che ha sede presso una corte d’Appello che non ha competenza sugli stessi - è un’anziana milanese malata di Alzheimer e, per questo motivo, sottoposta ad amministrazione di sostegno. Principale imputata è una nipote, Carla Mottile di Milano, che nel 2010 avrebbe convinto l’anziana parente a sottoscrivere una serie di polizze sulla vita a suo favore, oltre che a operare su alcuni conti corrente. Sotto accusa pure Giuseppe Apa, vicino di casa dell’anziana, che il 21 giugno 2010, assieme alla nipote della pensionata, avrebbe convinto la donna a redigere un testamento olografo nel quale lasciava tutto il suo patrimonio bancario alla nipote e quello immobiliare al vicino.
Secondo l’accusa il 12 novembre di quell’anno la pensionata sarebbe stata accompagnata da nipote e vicino nello studio legale di Milano di Antonio Santucci e lì sarebbe stata indotta a sottoscrivere due scritture private di “riconoscimento di debito” predisposte dall’ex giudice di pace comasco: una di 250mila euro in favore del vicino, l’altra di un milione e mezzo per la nipote. Neppure una settimana dopo quella sottoscrizione lo stesso Santucci avrebbe predisposto un ricorso per decreto ingiuntivo su quel debito.
Lo stesso Santucci ha sempre respinto gli addebiti.
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