Bonhoeffer e il borgo rinato
«Ora attira scienziati e musicisti»

Dalla medicina alla liuteria, passando per l’incredibile storia d’amore con Montecastelli Pisano: il racconto alle Primavere di Como

Grazie al festival Le Primavere si incontrano persone davvero straordinarie. È sicuramente il caso di Philipp Bonhoeffer , che ha letteralmente ipnotizzato il pubblico della Sala Bianca del Ridotto del Teatro Sociale raccontando una storia. La sua storia.

Una storia che ha inizio molti anni fa in Germania, dove è nato e cresciuto e arriva in Toscana, a Montecastelli Pisano. «Devo, e me ne scuso, parlare un po’ di me - esordisce - Io sono cresciuto in una famiglia scientifica e musicale. A un certo punto ho deciso di dedicarmi alla medicina e ho deciso di trasferirmi in Italia. E avevo una grandissima passione per gli strumenti musicali, fin dalla giovane età e, infatti oggi la mia occupazione principale è la costruzione di violini». Come c’è arrivato? «Io lavoravo in Kenya e insegnavo cardiologia, ma questa attività era illogica: perché potevamo diagnosticare la malattia, ma poi non c’erano cure. A un certo punto sono riuscito a curare un po’ di casi, poi dalla necessità di curare bambini con determinate malattie, ho sviluppato un’idea, una tecnologia per il cateterismo cardiaco. L’accesso alla tecnologia mi ha dato un’altra idea, per impiantare una valvola nei pazienti senza ricorrere alla cardiochirurgia».

E questa è solo la prima parte della sua vita. «Arriviamo a Montecastelli, alla rivitalizzazione di un borgo. Io avevo esperienza nel business, con progetti scientifici, una certa storia di innovazioni, avevo interesse scientifico e anche musicale e poi degli amici entusiasti. Per far rinascere un paese ci vuole un’idea, e una strategia operativa, una tematica come veicolo, una visione, naturalmente anche il supporto amministrativo e i mezzi economici. E poi ci vuole la materia prima: un bel borgo! Io non avevo quasi niente di tutto questo: c’era solo il borgo e un po’ di soldi. La verità è che la Toscana è bella, l’ho conosciuta grazie a uno zio che aveva una casa che poi ho preso io. Il mio sogno in quella casa era avere un pianoforte, perché qualcuno mi accompagnasse quando suono violino e viola. Un altro mio zio direttore d’orchestra mi ha proposto un altro pianoforte, quello del mio bisnonno che era una grande musicista e compositore e la casa Bösendorfer ne aveva creato uno apposta per lui. Allora ho preso il secondo pianoforte, ma a quel punto mi serviva una seconda casa. Che ho trovato a Montecastelli. Ho conosciuto la gente, mi hanno chiesto se non potevo tenere qualche concerto». E ne ha tenuti, all’aperto, con grande successo, tanto che il sindaco gli disse di tenerne altri al chiuso. Ma non c’era una sala. «In realtà c’era, ma era cosi brutta che non ve la faccio neppure vedere in foto. Me la concessero gratuitamente, purché venisse rimessa a posto, non si sapeva neppure di chi fosse. Ma alla fine l’abbiamo recuperata e abbiamo fatto altri concerti, ma... Dove potevo far dormire i musicisti? Serviva una foresteria...».

Una nuova impresa: «Ho fatto una follia: restaurare il complesso medioevale vicino alla sala. È diventato un luogo di accoglienza, di incontro e scambi per musicisti e scienziati. Credo infatti che gli uni abbiano bisogno degli altri: i musicisti dovrebbero sapere almeno come funzionano orecchio e cervello; gli scienziati dovrebbero essere più fantasiosi». Insomma, passo dopo passo, senza idea né progetto, il professor Bonhoeffer ha letteralmente trasformato un intero paese. Dal 2010 ha ampliato il suo interesse per gli strumenti ad arco dedicandosi alla costruzione di violini, sotto la guida di Stefan Peter Greiner

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