Caffè e acqua vista lago: 12 euro
«Una scelta, selezioniamo i clienti»

Scontrino a peso d’oro per la consumazione al tavolino in piazza Cavour - Il titolare: «Non siamo un bar per tutti, chi non può permetterselo vada altrove»

Caffè doppio e una bottiglietta d’acqua al bar Monti, piazza Cavour, tavolino vista lago.

Conto: 12 euro. Sette il caffè doppio, cinque l’acqua da mezzo litro.

«Sarà l’inflazione?», chiede con tiepido sarcasmo il turista che allega alla segnalazione copia dello scontrino. No, non è l’inflazione. È una delle pieghe del turismo comasco, mai stato popolare e ora sempre più a misura di starlette e influencer.

Insomma, lo scontrino d’oro di piazza Cavour non sarebbe la classica speculazione spennaturisti che affligge tutte le località baciate dal favore del grande pubblico, ma la precisa politica del titolare, che punta a una clientela selezionata.

«Intanto il nostro è un caffè di pregio - spiega il proprietario del Monti, William Tedesco - Sopra abbiamo un cinque stelle lusso, non mi sembra che sotto possiamo avere una trattoria di paese, e poi siamo in piazza Cavour a Como, non vedo cosa ci sia di strano a vendere un caffè a 3.50 euro e una bottiglia d’acqua a 5 euro. Ci frequenta gente di un certo livello, star mondiali, la scorsa settimana c’era Rod Stewart. Quello che deve passare, anche se può sembrare brutto dirlo, è che il bar Monti non è accessibile a tutti. Voglio dire: a parte abbiamo un Armani, e nessuno andrà mai a contestare il prezzo di quello che acquista lì».

Quindi il Monti è l’Armani dei bar? Forse anche di più, visto che ieri all’Harry’s bar di Venezia, bar mitico se mai ce n’è stato uno, il caffè costava 3 euro e l’acqua 4, sia al banco che al tavolino, quindi meno che nel pur storico caffè di piazza Cavour. «I comaschi lo sanno e non si stupiscono - prosegue Tedesco - L’altro giorno ho ricevuto un’altra contestazione, un cliente si è lamentato perché ha preso il piatto unico a 10 euro e poi con acqua e caffè ne ha pagati 20. Dietro di lui c’era un altro cliente evidentemente innervosito, che mi dice: “Io sono comasco, lo so che se vengo al Monti il caffè lo pago tre e cinquanta. Questo è un locale storico, e avete il tal caffè”. Mi ha fatto piacere, aveva capito. Comunque tutti i nostri prezzi sono a listino, appena uno arriva gli portiamo il menù, capita che la gente si alzi e se ne vada e va benissimo così, perché non è il tipo di clientela alla quale ci rivolgiamo».

Però i prezzi degli altri bar in piazza Cavour non sono altrettanto astronomici: «Ripeto, i brand che hanno una storia e vendono prodotti di una certa qualità possono fare prezzi che altri non fanno. Un bar qui vicino mette il caffè a due euro, io non lo metto a due e dieci o due e venti, ma a tre e cinquanta, perché il mio bar non può essere accessibile a tutti. Chi non se lo può permettere può andare da un’altra parte, non è arroganza, è una cosa legata alla tipologia di prestazione che stiamo vendendo. È come andare al Colosseo e stupirsi se il caffè è più caro che da un’altra parte. Non tutti hanno lo stesso portafogli: non siamo noi sbagliati, sbaglia il cliente che non percepisce la cosa».

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