Cento anni di Alpini, a Como sono 7mila

Ieri a Milano la festa per il centenario. Il Lario, con i suoi 125 gruppi, è al quattordicesimo posto in Italia - Il comasco Andreoletti tra i fondatori dell’associazione nel 1919. Il presidente: «Chi non è iscritto si faccia vivo»

L’Associazione nazionale alpini ha compiuto ieri 100 anni e da un secolo a questa parte parla anche comasco. Questo perché due delle figure simbolo hanno avuto origini o solidi legami con il Lario, ma anche in virtù del fatto che la sezione di Como, decorata con sette medaglie d’Oro al valor militare e guidata da Enrico Gaffuri, noto a tutti come “Chicco”, è tra le prime quindici in Italia come numero di iscritti: sono 6.973 (quattordicesimo posto della graduatoria nazionale). Certo Bergamo, coi suoi 24.744 alpini e con l’inconfondibile striscione del “Berghem de Sass” ad aprire il lungo corteo durante le adunate nazionali, è parecchio distante, ma la sezione di Como precede terre alpine importanti, come Belluno, l’area di Feltre, ma anche la stessa sezione di Milano, che di soci ne conta 3.270.

Già in occasione dell’adunata del centenario in quel di Milano, lo scorso 11 maggio, Chicco Gaffuri si era rivolto ai cosiddetti alpini “dormienti” cioè non iscritti ad alcun gruppo Ana pur avendo svolto il servizio militare tra le “penne nere” (l’Associazione nazionale alpini calcola siano almeno 700mila a livello nazionale). Ieri, in occasione delle celebrazioni per il Centenario (ieri una nutrita delegazione dell’Ana di Como, che conta ben 125 gruppi sul territorio era presente a Milano), il presidente della sezione lariana ha rilanciato un doppio appello. «Eravamo 7mila 12 mesi fa, oggi siamo 6973. Sostanzialmente abbiamo tenuto - conferma “Chicco” Gaffuri, al suo ultimo anno da presidente, considerato che nel 2020 scadono i tre mandati previsti dallo statuto della sezione -. Ciò non toglie che far parte di uno dei 125 gruppi è molto importante per motivi diversi. Il nostro impegno su più fronti è noto e la solidarietà alpina è un marchio di fabbrica che ci accompagna da 100 anni. Le porte dei nostri gruppi e della sezione sono sempre aperte». E aggiunge: «C’è anche un altro aspetto che mi preme rimarcare. Non credo esistano oggi i presupposti per un ripristino del servizio di leva. Sarebbe però importante promuovere un servizio civile mirato che possa far crescere i nostri giovani in parallelo con le truppe alpine, favorendo così una bella azione di ricostruzione - mi sia concesso il termine - della figura dell’alpino. Sarebbe una garanzia di continuità per un corpo che tanto ha dato al nostro Paese. Gli stessi fondatori dell’Associazione nazionale alpini volevano che il rapporto tra gli alpini in congedo e gli alpini in armi venisse mantenuto vivo, vivace. Dettaglio importante, questo».

zione dell’Associazione nazionale alpini (ieri pomeriggio in Galleria Vittorio Emanuele a Milano è stata scoperta una targa commemorativa), forti - come detto - sono i richiami comaschi. Primo fra tutti quello con uno dei fondatori dell’Ana, Arturo Andreoletti, capitano degli alpini, decorato con la medaglia d’argento al valor militare durante la Grande guerra e vissuto per molti anni a Monte Olimpino, dove è sepolto. L’altro è con il capitano Adriano Auguadri, nato a Como nel 1897 e decorato con la medaglia d’oro al valor militare (alla memoria), impegnato in entrambe le Guerre mondiali. Domenica a Schignano si è tenuta la doppia cerimonia per il novantesimo di fondazione del gruppo e per la commemorazione del Battaglione Val d’Intelvi. In quell’occasione Gaffuri ha ricordato «quei reduci che 100 anni fa hanno fondato l’Associazione, basata sullo spirito di amicizia e fratellanza». Parole che risuonano ancora di grande attualità.

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