Chiasso, le farmacie dicono basta
«Stop allo sciroppo dello sballo»

Sono decine i giovani italiani che fanno la spola con il Ticino per acquistare il medicinale “proibito”

Si chiama “Makatussin” ed è la nuova frontiera dello sballo giovanile. È un “normale” sciroppo per la tosse che, mixato a una semplice gazzosa, scatena effetti psicotropici. In Italia si vende in farmacia ma soltanto dietro ricetta medica. In Svizzera no. Nelle farmacie di Chiasso basta chiederlo, ed è il motivo per il quale negli ultimi mesi, sull’onda dell’ultima moda del sabato sera, è aumentato vertiginosamente il viavai di giovani e giovanissimi italiani attraverso il confine di Chiasso, come ai tempi in cui oltre confine si vendevano i sacchettini contenenti marijuana.

Il problema è approdato sul tavolo del “Farmacista cantonale”, che a tutte le farmacie del cantone ha diramato precise disposizioni: «Si sconsiglia la dispensazione del Makatussin a clienti, per lo più giovani, causa utilizzo a fini non terapeutici». La miscela che deriva dall’utilizzo distorto dello sciroppo - uno sciroppo a base di codeina e di difrenidamina, un antistaminico - si chiama, tra i più giovani, “purple drink” per il suo caratteristico colore violaceo, una droga che in Ticino costa più di sei euro. I farmacisti svizzeri cercano di scoraggiare questa processione di giovani e giovanissimi. In qualche caso rispondono che lo sciroppo è finito, in altri, pur di togliersi dagli impicci, sostengano che ci voglia la ricetta, esattamente come in Italia.

Per il momento ancora non è bastato, anche se l’auspicio è che le restrizioni suggerite dagli uffici del farmacista cantonale contribuiscano a ridimensionare il fenomeno. I punti di contatto con l’epopea dell’erba gratis e per tutti sono davvero moltissimi. All’inizio degli anni Duemila la marijuana fu semi liberalizzata in tutto il Cantone, con il risultato che minorenni in motorino arrivavano ad acquistare marijuana a Chiasso addirittura da Brescia, in sella ai loro scooter. Aprirono diversi negozi, che mesi dopo furono chiusi per disposizioni delle autorità cantonali.

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