«Chiese soldi non dovuti in un fallimento»
All’avvocato Ferrara cinque anni e 8 mesi

Per conto di due clienti avrebbe simulato un maxi credito in modo fraudolento

Cinque anni e 8 mesi di carcere con rito abbreviato. È una condanna pesantissima, superiore alla stessa richiesta del pubblico ministero, quella che ieri pomeriggio il giudice delle udienze preliminari di Como ha inflitto all’avvocato comasco Giancarlo Ferrara. Il noto professionista, con studio in piazza Volta, è stato riconosciuto colpevole dell’accusa di peculato e di simulazione fraudolenta di crediti nella bancarotta di una delle società dei fratelli Pina di Erba.

Condannato a 4 anni di carcere anche il costruttore edile Giovanni Dell’Oca, titolare della Iniziative Immobiliari 2005 di Como, ovvero il creditore della società dei Pina in nome e per conto del quale l’avvocato Ferrara ha insistito per chiedere 650mila di debiti non pagati (ottenendo il versamento 300mila euro).

Una storia complicata, anziché no, quella sfociata con la condanna del professionista comasco.

Tutto è legato al fallimento della società Al.Gi. Project di proprietà dei fratelli erbesi Alessandro e Gian Luca Pina (per chi ha memoria si riferisce alla vicenda “Nuvola rossa” e al crac milionario delle società dei Pina). Tra le persone finite per rimetterci dei soldi in quella bancarotta, la società di Giovanni Dell’Oca e una professionista che aveva svolto attività di mediazione immobiliare (complessivamente vantavano un credito di 650mila euro il primo e di 120mila euro la seconda).

La ricostruzione dell’accusa

Ad assistere i due clienti nell’insinuazione al credito della società fallita, l’avvocato Giancarlo Ferrara. Il quale, lecitamente - almeno in un primo momento - ha formalizzato la richiesta. Secondo quanto ricostruito dalla Procura, però, nel corso del procedimento sia la società di Dell’Oca che l’intermediatrice immobiliare (la quale è risultata del tutto estranea alle ipotesi di reato avanzate dalla magistratura) hanno ottenuto il pagamento dei loro crediti grazie a una procedura di pignoramento avviata in Svizzera su una proprietà personale degli stessi Pina. Tradotto: a un certo punto quei 650mila più 120mila euro di debiti non pagati dalla società fallita, sono stati pagati. Facendo cadere ogni diritto a vantare dei soldi dal curatore fallimentare. E nonostante questo, quando il curatore ha chiesto lumi dopo aver avuto notizia di un possibile pagamento di quei crediti, l’avvocato Ferrara ha risposto: «Nulla è stato riscosso dalla società fallita né prima né dopo il fallimento né tantomeno in Svizzera». Che in sé era anche vero, visto che i soldi arriverebbero direttamente da uno dei fratelli Pina e non dalla sua società.

Così le difese

L’avvocato di Ferrara, Walter Gatti, che nel corso della sua arringa difensiva ha sollecitato l’assoluzione piena per il suo assistito soprattutto sostenendo che l’accusa di peculato non poteva essere neppure contestata, ha preferito non commentare la sentenza di condanna. Anche l’avvocato Antonio Zito, difensore di Dell’Oca, aveva chiesto l’assoluzione. Dal canto suo il pubblico ministero Mariano Fadda aveva sollecitato una condanna a tre anni e mezzo.

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