Cronaca / Como città
Domenica 26 Aprile 2020
Colf, badanti e disoccupati
«Nuovi poveri, è ora di aiutare»
Con i volontari del gruppo San Vincenzo in una Como che si scopre solidale
Ci sono pensionati con la minima che, fino a due mesi fa, magari avevano il nipote che lavorava e poteva aiutarli e, ora, non può più farlo perché rimasto a casa. Ci sono le mamme sole, che vivono con i figli, e che guadagnavano qualcosa facendo i mestieri ma da un mese e mezzo non hanno più lavoro. Ci sono i disoccupati che, prima, riuscivano a trovare qualche lavoretto per arrotondare il reddito di cittadinanza. Si presentano alla finestra di via Zezio della conferenza di San Vincenzo de Paoli del borgo di San Martino e, assieme al pacco con la spesa alimentare, portano via con loro un sorriso e quattro chiacchiere.
Crisi e generosità
«Questa cosa di dover passare a spesa dalla finestra non ci piace - confessa Francesco Banfi, presidente di un nutrito gruppo di volontari - ma le regole imposte per evitare il contagio ce lo impongono». Nell’appartamento trasformato a magazzino del gruppo San Vincenzo, oltre al presidente ci sono Giorgio Terragni, Alberto Candiani e Matteo Tommaselli.
«All’inizio dell’anno - spiegano - seguivamo 37 famiglie per un totale di 117 persone. Ora questi numeri sono aumentati e continueranno a farlo». Dal centro d’ascolto Caritas, dal centro aiuto alla vita, dalle parrocchie di Sant’Agata e Sant’Orsola ogni settimana vengono inviate nuove segnalazioni di famiglie in difficoltà.E i volontari non si tirano certo indietro, nonostante le difficoltà.
«Il virus ha messo in crisi anche noi - spiegano - Il cibo che doniamo ci viene dato dal Banco Alimentare, da Siticibo e dalla colletta alimentare che organizziamo periodicamente dopo la messa in parrocchia. Ora però questi canali si sono interrotti. E noi abbiamo scorte solo fino all’inizio della prossima settimana». Ma è nei momenti di crisi che si vede il valore reale delle persone. E così ecco comparire alla finestra la signora Anna Maria, 79 anni portati divinamente: «È qui che lascio la spesa da donare?» chiede. E il passaggio del sacchetto con pasta, riso, zucchero, farina, bisocotti avviene al contrario: da fuori a dentro. «E poi quattro negozi della zona hanno attivato la spesa sospesa». Funziona? «Sì, sempre più persone comprano qualcosa in più da lasciarci». Sembra quasi di non essere a due passi dal centro storico di una città capoluogo di provincia. Attraverso questa finestra aperta sulle nuove povertà, si respira uno spirito d’altro tempi, di grande solidarietà e generosità. «Qui a Sant’Agata - confermano i volontari della conferenza San Vincenzo - in effetti è rimasta una mentalità da borgo di paese. Ci si aiuta tutti, se si può». Aiuti che, però, non vengono distribuiti a caso o al primo che si affaccia oltre l’uscio.
«Noi chiediamo il modello Isee per verificare le condizioni economiche - racconta il presidente Banfi - Poi magari ci sono casi in cui la soglia dei 9mila euro viene superata, ma in cui ci sono ancora grosse difficoltà. Allora facciamo una visita domiciliare per verificare e documentare queste difficoltà».
Non solo cibo
E l’aiuto non si limita soltanto al cibo. «Sempre più di frequente - confermano - si presentano persone con bollette da pagare scadute». Neppure il tempo di dirlo, ed ecco arrivare una donna, con la bolletta del gas e della luce: «Prima una volta la settimana facevo qualche lavoretto a casa di una persona e con quello riuscivo a pagare almeno le bollette. Ora con il virus non posso più».
Un’altra donna, Belen Navarro, racconta: «Facevo la colf per una signora di 86 anni. Dal due marzo per paura del coronavirus non sono più potuta andare a lavorare». In casa la donna, che da vent’anni ha lasciato il Perù e vive a Como, ha due figli di 13 e 17 anni oltre a ospitare il fratello e la nipotina: «Prima ci aiutavamo, io e mio fratello. Ora siamo a casa tutti e due». Il 7 aprile scorso la donna ha presentato domanda per i buoni spesa al Comune di Como: «Ma ancora non ho saputo nulla». Ma le difficoltà non riguardano solo il cibo: «I miei figli devono seguire le lezioni da casa. Per fortuna la scuola ci ha prestato un computer se no non avrebbero potuto». Il futuro spaventa, se quanto prima non si riparte: «Con il cibo possiamo anche fare qualche sacrificio, ma l’affitto se non lo paghiamo perdiamo casa. Se non ci fossero loro ad aiutarci...» dice indicando i quattro volontari della finestra affacciata sulla generosità.
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