Como: addio a Ferrario
Poeta e compositore
dell'avanguardia

Romanziere e collaboratore de La Provincia.In musica amava sperimentare nuovi linguaggi. Aveva 88 anni. Lascia una vasta produzione letteraria

“La saggezza rischiari col suo lume / i futuri decenni e la tua mente; /ho viaggiato, con te, dalla sorgente / alla foce, che son lo stesso fiume...». Se n’è andato ieri, a 88 anni, in punta di piedi come nel suo stile, sull’onda del suo aforisma numero 3068, consapevole che – citando Ezra Pound – “tutte le cose hanno fine e principio”, Carlo Ferrario. Compositore, romanziere e saggista, figura culturale di un’avanguardia tanto personale quanto scevra da qualsiasi comformismo, comasco da sempre senza rinnegare le origini valsassinesi, riconosciuto dall’Abbondino d’oro 2012, Ferrario è stato anche a lungo un prezioso collaboratore delle pagine culturali de La Provincia.

Da Grassi all’Autunno musicale

Ha legato la sua lunga esperienza da una parte alla cultura attiva, negli anni di grande creatività della Milano di Paolo Grassi e della Como del festival Autunno Musicale: dall’altra all’ invenzione narrativa e musicale: quattro romanzi, in prosa e tre in versi, poesie, racconti inediti, saggi di storia, musica, filosofia con, su tutti, i 3068 aforismi e pensieri de “L’allegro e il pensieroso” pubblicati da Nodo libri nel 2009 e premiati a Torino; la produzione musicale, corale e di “nuova musica” dal divertimento Biciclo per 2 voci recitanti, 7 strumenti, sintetizzatore e mimo in bicicletta del 1975, ai più recenti 24 pezzi per un pianoforte ipotetico o “Non toccate il mio Bach!” eseguito a Spoleto pochi anni fa, continuando a collaborare con Teatro Sociale, Radio della Svizzera Italiana, quotidiani e periodici.

«Non sono stato molto capace di autopromuovermi, nella mia esistenza» riconobbe serenamente ma con la consueta arguzia nell’ultima intervista che ci concesse, alla vigilia dell’ottantacinquesimo compleanno: una vita fatta «dalla passione per la musica e lo scrivere». L’attrazione verso la musica era nata molto presto, forgiata negli anni giovanili da studio e incontri: con Pizzetti e Petrassi a Roma; a Venezia con Stravinskij e Auden. L’ironia e l’anticonformismo diventano da subito le chiavi espressive in un mondo in trasformazione, che lo portano a sottoporre nei primi anni Cinquanta a Franz Terraneo le prime, avveniristiche, composizioni corali, frutto degli studi con maestri come Soresina e Farina, per giungere alle esperienze di musica elettroacustica degli anni Settanta, che abbandonano completamente gli strumenti acustici.

Il linguaggio “nuovo”

«Il linguaggio “nuovo” è ancora in fieri. La musica elettronica ha oggi prospettive ancora più ampie che la letteratura», sosteneva ancora pochi anni fa, continuando a sperimentare con i suoni e con le parole. «Mi piace pensare, architettare, scrivere. Il mio scritto è sempre molto congegnato in modo formale. Se mi viene in mente un’intuizione fulminea devo sempre darle una logica».

Il suo fiocco-cravatta a piccola lavaillère rimane come simbolo ideale di una competenza arguta, mai banale che ha accompagnato tanti comaschi a conoscere, amare, capire la musica e il sapere.

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