Cronaca / Como città
Mercoledì 04 Marzo 2020
Como: Antonio Pennestrì
torna in carcere. A 78 anni
Assieme al figlio
La sentenza di patteggiamento per corruzione è diventata esecutiva. L’ex patron della Comense è in cella. In conseguenza dello “spazzacorrotti” l’età non è bastata a evitargli la detenzione. Con lui anche il figlio
Tre mesi e mezzo di carcere, a San Vittore, poi gli arresti domiciliari a Como, lo scorso 8 ottobre , quando si rese disponibile un braccialetto elettronico.
Dall’altroieri Antonio Pennestrì, l’ex patron della Comense figlio - ironia del destino - di un finanziere leccese trapiantato a Como negli anni Cinquanta, e poi “self-made man” capace di scalare le vette della professione e dello sport, è tornato in carcere, al Bassone dove - nonostante i suoi 78 anni - dovrà finire di scontare i quattro anni e mezzo cui era stato condannato, per corruzione, a novembre. Con lui c’ anche il figlio Stefano, 43 anni, che sempre per corruzione, a novembre, rimediò tre anni.
Calcolatrice alla mano, a Pennestrì senior, tolto il cosiddetto “presofferto” - cioè, in gergo, quel che già s’è scontato in regime di custodia cautelare - restano circa tre anni e 10 mesi (due anni e 4 per il figlio), che rischia davvero di dover scontare in una cella. La colpa - o il merito, a seconda dei punti di vista, che quando si parla di giustizia non conoscono mezze misure - è della cosiddetta ”Spazzacorrotti”, legge fortemente voluta dalla Lega e promulgata il 31 gennaio del 2019. Da allora i reati contro la pubblica amministrazione - tra cui il peculato, la concussione e, appunto, la corruzione - rientrano nel novero di quei delitti gravissimi (terrorismo, eversione dell’ordinamento democratico, associazione di stampo mafioso, riduzione in schiavitù, prostituzione minorile, pedo-pornografia) in relazione ai quali i benefici penitenziari e le misure alternative al carcere come per esempio l’affidamento ai servizi sociali o la detenzione domiciliare, non possono essere concessi se non a seguito di collaborazione con la giustizia. A sfavore dei Pennestrì gioca il fatto che uno degli episodi per i quali si giunse alla condanna risale a poche settimane prima dell’arresto, per l’esattezza al 2 aprile 2019. Questa circostanza li espelle dalle liste dei tanti condannati a favore dei quali si è espressa la corte Costituzionale in queste settimane, dichiarando non costituzionale la retroattività della norma. Per altri episodi, precedenti al gennaio del 2019 e all’entrata in vigore della nuova legge, padre e figlio avrebbero potuto anche confidare nell’affidamento in prova ai servizi sociali oppure, per il solo Pennestrì sr, della norma che consente agli over 60 che non abbiano residui di pena superiori ai 4 anni di scontarli a casa, ai domiciliari.
S. Fer.
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