Como - Chiasso, i frontalieri del farmaco
Ora è anche corsa all’antitumorale

Medicine oltre confine, non solo pensionati italiani a caccia di ipertensivi - A Chiasso si pagano “soltanto” 3mila euro farmaci che da noi costano 15mila

Como

Tra Como e la Svizzera si è sviluppato un nuovo tipo di “frontalierato”, che non il lavoro non c’entra. È il frontalierato dei farmaci il cui acquisto oltre confine si rivela a volte addirittura conveniente.

Capita in questi mesi che per semplici ragioni di produzione, o per più eclatanti casi di ritiro dal mercato, alcuni medicinali anche parecchio comuni non siano più reperibili nelle farmacie italiane. È il caso dei farmaci con il principio attivo Valsartan, importanti per i pazienti cronici ipertesi, del Questran, un farmaco utile a chi soffre di gravi patologie intestinali, ma è capitato anche con l’Aldomet da 500 per le donne incinte che soffrono di pressione alta. E così tanti italiani, comaschi e varesini, vanno oltre frontiera.

In Svizzera anche grazie a una regolamentazione più flessibile si trova di tutto, pur dovendosi spendere in media tre volte tanto. «Non sempre, è capitato anche che gli italiani venissero qui a Chiasso per, si fa per dire, risparmiare - racconta Paolo Coduri dalla farmacia San Gottardo -. Un anno fa in Italia non si trovavano i farmaci per l’epatite C, ma anche altri presidi importanti che di solito vengono distribuiti dagli ospedali. Medicinali del genere in Italia al bancone possono costare anche 15mila euro, qui da noi invece si spendono tra i 3 e i 4mila. In Svizzera ogni farmaco ospedaliero è più facilmente reperibile dal privato, in farmacia, il nostro sistema è meno legato ai vincoli nazionali, le assicurazioni hanno un maggior peso specifico».

La storia di chi attraversa la dogana per acquistare medicinali però è molto più antica. Inizia dal Gerovital, un prodotto che prometteva di avere effetti antietà sull’uomo e che era usato da John Kennedy e da Marlene Dietrich. Gli svizzeri lo vendevano e gli italiani no, ma anche il latte in polvere per neonati ha avuto un momento in cui era parecchio più conveniente oltre frontiera.

«Sì, quelli però sono tempi ormai andati - dice ancora Coduri -. Adesso gli italiani acquistano i farmaci oncologici, sono medicinali molto costosi, chi non ha accesso tramite ospedale per mille ragioni vuole lo stesso provare tutte le soluzioni. Con la ricetta medica per il Tagrisso in Ticino si spendono 6.500 euro a scatola contro i 9mila chiesti al bancone in Italia, è così anche per il Glivec, per l’Imnovid in Svizzera chiediamo 10mila euro, da voi il costo è circa 14mila euro».

© RIPRODUZIONE RISERVATA