Como tra le città italiane fuorilegge per la salute umana: le polveri sottili nell’aria vanno ridotte del 52%

Emergenza smog Sono 72 i centri cittadini non a regola rispetto agli standard dell’Oms sulla quantità di polveri Pm10 in tutta Italia. Per adeguarsi ai nuovi limiti imposti dall’Ue, Como dovrà impegnarsi non poco: quali soluzioni vi sembrano più adeguate? Fatecelo sapere rispondendo al sondaggio

In Italia 72 città sarebbero risultate fuorilegge nel 2022 per salute umana in relazione alla quantità di polveri sottili Pm10 avendo superato il limite raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come media annuale di 20 microgrammi per metro cubo di aria. Lo afferma Legambiente nel rapporto «Mal’aria di città 2023: cambio di passo cercasi» sull’inquinamento atmosferico in 95 centri.

Per il Pm10, particolato prodotto in prevalenza dal riscaldamento, sarebbero solo 23 su 95 (il 24% del totale) le città che non hanno superato la soglia di 20 µg/mc.

C’è anche Como tra le città che devono migliorare

Secondo Legambiente, alcune città devono lavorare di più per ridurre le loro concentrazioni di inquinanti e adeguarsi ai nuovi limiti stabiliti dall’Unione europea, che entreranno ufficialmente in vigore il 1 gennaio 2030 (20 µg/mc da non superare per il Pm10, 10 µg/mc per il Pm2.5, 20 µg/mc per l’NO2). Limiti che tuttavia sono meno rigidi di quelli dell’Oms.

Le città che devono impegnarsi di più sono Torino e Milano (riduzione necessaria del 43%), Cremona (42%), Andria (41%) e Alessandria (40%) per il Pm10; Monza (60%), Milano, Cremona, Padova e Vicenza (57%), Bergamo, Piacenza, Alessandria e Torino (55%), Como (52%), Brescia, Asti e Mantova (50%) per il Pm2.5; le città di Milano (47%), Torino (46%), Palermo (44%), Como (43%), Catania (41%), Roma (39%), Monza, Genova, Trento e Bolzano (34%), per l’NO2.

Secondo l’associazione, «la tendenza di decrescita dell’inquinamento è troppo lenta, esponendo le città a nuovi rischi sanitari e sanzioni». Le città più distanti dall’obiettivo previsto per il Pm10 «dovrebbero ridurre le proprie concentrazioni tra il 30% e il 43% entro i prossimi sette anni, ma stando agli attuali trend di riduzione registrati negli ultimi 10 anni (periodo 2011-2021, dati Ecosistema Urbano), potrebbero impiegare mediamente altri 17 anni per raggiungere l’obiettivo, ovvero il 2040 anziché il 2030. Città come Modena, Treviso, Vercelli - spiega ancora Legambiente - potrebbero metterci oltre 30 anni. Anche per l’NO2 la situazione è analoga e una città come Catania potrebbe metterci più di 40 anni».

Le proposte per combattere l’inquinamento

Per combattere l’inquinamento in ambito urbano, Legambiente propone una serie di interventi “a misura di città”. Eccone alcuni:

Il passaggio dalle Ztl (zone a traffico limitato) alle ZEZ (Zone a zero emissioni). Come dimostra l’esperienza di Milano (con l’area B) e, soprattutto, dell’ultra Low emission zone londinese, le limitazioni alla circolazione dei veicoli più inquinanti riducono le emissioni da traffico del 30% e del 40%.

Low emission zone (zone a basse emissioni) anche per il riscaldamento. Servono un grande piano di riqualificazione energetica dell’edilizia pubblica e privata, e incentivare una drastica riconversione delle abitazioni ad emissioni zero grazie alla capillare diffusione di misure strutturali, come il Superbonus, opportunamente corretto dagli errori del passato come gli incentivi alla sostituzione delle caldaie a gas.

Potenziamento del trasporto pubblico e del trasporto rapido di massa (TRM) attraverso la quadruplicazione dell’offerta di linea e la promozione di abbonamenti integrati, come fece la Germania nell’estate del 2022.

Sharing mobility, ovvero incentivazione della mobilità elettrica condivisa (micro, bici, auto, van e cargo bike) e realizzazione di nuovi percorsi ciclabili.

Ridisegnare lo spazio pubblico urbano a misura d’uomo, sul modello “città dei 15 minuti”, o “città 30 all’ora” seguendo l’esempio di Cesena, Torino, Bologna e Milano.

Tutto elettrico in città, anche prima del 2035, grazie alla progressiva estensione delle zone a zero emissioni, alla triplicazione dell’immatricolazione di autobus elettrici e all’istituzione dei distretti ZED (Zero Emissions Distribution).

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