Cronaca / Como città
Giovedì 26 Maggio 2016
Como, ecco le accuse
all’ex sindaco Stefano Bruni
Il video della Gdf
Il provvedimento eseguito dalla Finanza nell’ambito dell’inchiesta milanese su fallimenti e titoli falsi . Arrestato anche il patron del Calcio Lecco Daniele Bizzozero
Si vanno chiarendo in queste ore i contorni delle accuse mosse dalla procura di Milano per abusivismo finanziario e bancarotta nei confronti dell’ex sindaco di Como Stefano Bruni, in carcere a San Vittore da giovedì mattina.
I pm lo accusano di avere fattivamente collaborato con un faccendiere olandese residente a Lugano (lui pure arrestato) per piazzare, in Italia, titoli obbligazionari di Jp Morgan senza alcun valore. Lo hanno spiegato gli stessi funzionari italiani della banca USA, raccontando alla polizia giudiziaria che quei bond, contrassegnati dalla lettera “X”, sono in realtà prodotti finanziari privi di copertura, e che per questo possono essere ceduti solo gratuitamente, a titolo di incentivo all’acquisto, insieme ad altre obbligazioni regolarmente quotate e garantite.
Bruni avrebbe fatto in modo che il corrispettivo di 10 milioni di euro in obbligazioni senza valore fosse acquistato - non a caso al prezzo di un solo milione, sia pure cash - dalla società “Mazal”, che cercava di ricapitalizzarsi per ottenere la licenza necessaria a riscuotere tributi per conto della pubblica amministrazione. Mazal, che deteneva contratti di licenza per la riscossione stipulati con circa 800 Comuni italiani, finì comunque per fallire, portandosi via un centinaio di milioni tra Tasi, Imu e altre tasse riscosse per conto degli enti pubblici.
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Oltre all’ex sindaco è stato arrestato, sempre per bancarotta, anche Luigi Virgilio, presidente del Cda di Aipa spa fino al settembre 2015 e poi numero uno di Mazal Global Solution spa. L’inchiesta, partita nel marzo 2014 quando è stato arrestato per peculato il patron di Aipa Daniele Santucci (l’ex sindaco di Como è indagato già da un paio di mesi), riguarda proprio il crac delle due società e, in particolare, quello di Aipa spa, «società incaricata da oltre 800 comuni sparsi in tutta Italia di riscuotere i tributi locali». Tra gli arrestati anche un olandese, Johannus Demers, presunto faccendiere che vive a Lugano e Francesco Pierangeli, che faceva da intermediario finanziario. A Bruni, Demers, Bizzozero e Pierangeli viene contestata anche l’accusa di abusivismo finanziario.
L’inchiesta è quella nata dal crac della Aipa, una agenzia privata di riscossione tributi e della Mazal, azienda di Pesaro che avrebbe utilizzato titoli fantasma per ottenere le autorizzazioni ministeriali necessarie a esercitare l’attività di riscossione in nome e per conto della pubblica amministrazione.
La legge dice che per avere quei permessi, bisogna disporre di 10 milioni, soldi che Mazal global solutions, gemmazione del gruppo Kgs di Pesaro versò in forma di titoli obbligazionari. Erano titoli che diverse banche avevano già rifiutato (con la sola eccezione di Banca Etruria, quella del papà di Maria Elena Boschi) e che però profumavano di pulito, se non altro perché risultavano emessi da Jp Morgan, una delle più celebri e quotate banche d’affari del pianeta. Non ci volle molto per scoprire, come spiegarono gli stessi funzionari del colosso bancario, che in realtà il valore dei bond era nullo, che non erano rimborsabili, e che in altre parole si trattava di carta straccia, sia pure virtuale.
Ora: chi aveva fatto da intermediario per la cessione dei titoli? Se è vero quanto ricostruito dagli inquirenti, l’intermediario esperto in materia era proprio Bruni, sul cui conto corrente la Gdf aveva scovato 170mila euro liquidati da Mazal a titolo di parcella per la mediazione prestata nell’affare.
Sempre la Procura ha accertato che l’ex sindaco aveva lavorato, nell’occasione (siamo nel 2015), in nome e per conto di Daniele Bizzozero, il patron del Lecco calcio già al centro di un’altra indagine riguardante un presunto giro di carte di credito clonate. Bruni era già stato anche sentito dai magistrati milanesi, ai quali avrebbe riferito di non avere mai nutrito alcun dubbio sulla genuinità delle obbligazioni, regolarmente quotate dai principali istituti di credito.
«Il ruolo di Stefano Bruni? Marginale e defilato. Si è limitato a fare da raccordo tra le parti per una compravendita di obbligazioni Jp Morgan assolutamente reali». Così qualche giorno fa alla Provincia l’avvocato Giuseppe Sassi, legale dell’ex sindaco di Como in questa inchiesta.
«I bond di cui si parla - precisa l’avvocato Sassi - sono titoli digitali, che circolano solo su circuito bancario. Le operazioni di trasferimento vengono effettuate soltanto da banca a banca e dietro il controllo delle banche stesse».
Titoli, insomma, garantiti dal sistema. «Non possono essere falsi semplicemente perché non esistono, sono virtuali - aveva detto Bizzozero a la Provincia -. Esiste un monte titoli, questo sì, possono essere quotati o non quotati, si comprano e si vendono. E fino a prova contraria c’è una legge che consente di agire in questo modo: di farli valutare e di collocarli in conto capitale. Le basti sapere che addirittura i tribunali li accettano a titolo di garanzia. I miei scadevano nel 2022 e la loro scadenza è stata prorogata al 2049».
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