Como, forum sulle paratie
«Opera inutile, come uscirne»

Imprenditori e categorie a confronto nella redazione de “La Provincia”: ecco una sintesi degli interventi

L’opera, così come concepita 22 anni fa, non è più necessaria. Andiamo dalla Regione, dal Governo e dall’Anac per spiegare che è assurdo - significherebbe sprecare milioni - portare avanti il progetto delle paratie. E chiediamo agli enti coinvolti di trovare una procedura che consenta di non realizzare le opere idrauliche ma di limitarsi all’ampliamento e alla sistemazione della passeggiata. Che poi la soluzione passi attraverso un commissario con poteri straordinari, una norma speciale, o un intervento di minore impatto che serva come escamotage per giustificare l’utilizzo dei fondi della legge Valtellina, non sta a noi dirlo.

Questa - in estrema sintesi - la tesi sostenuta dalla gran parte dei rappresentanti della società civile invitati ieri in redazione da La Provincia per un forum dedicato al lungolago. Un dibattito che ha visto la presenza di 23 voci autorevoli del nostro territorio, dal mondo economico a quello della cultura passando per i giovani. Unanime la preoccupazione e unanime, o quasi, la richiesta a politici e amministratori: tirate fuori il coraggio e bussate a tutte le porte per chiedere una soluzione straordinaria a quello che, per Como, è un problema straordinario. Di importanza capitale, paragonabile all’Expo per Milano.

Razionalismo e dopoguerra

È trapelata la sfiducia nei confronti di chi ha gestito finora l’operazione, non poteva essere altrimenti. Ma il forum, introdotto dal direttore Diego Minonzio e moderato dal vicedirettore Bruno Profazio, ha fatto emergere anche e soprattutto la voglia di reagire, di alzare la testa, di uscire dalle sabbie mobili. C’è un territorio che, lasciando ad altri la caccia al colpevole, si rimbocca le maniche e non si vergogna di chiedere aiuto. A Roma, innanzitutto. Colmando il vuoto di una politica che non grida ma tutt’al più sussurra.

«Ho vissuto la stagione del Razionalismo e il fervore del Dopoguerra, dobbiamo recuperare quello spirito - ha detto l’imprenditore Giampiero Majocchi - Mettiamoci tutti insieme e troviamo il modo di dare presto ai comaschi una splendida passeggiata. Niente vasche e opere idrauliche, quest’opera è nata nel ’94 ma oggi è cambiato tutto, a partire dal clima. Il lago non esce più, c’è il 43% di acqua in meno e il Consorzio dell’Adda controlla tutto con i computer. Portare avanti il progetto sarebbe come far esplodere fuori d’artificio alle tre di pomeriggio. Basta limitarsi ad alzare la passeggiata di 50 centimetri, tra piazza Cavour e Sant’Agostino, in modo da giustificare i fondi della Valtellina».

Il presidente della Camera di commercio, Ambrogio Taborelli, ha ricordato di essersi schierato a favore delle paratie, vent’anni fa: «Adesso il lago non esce più, ma i soldi li abbiamo presi per fare le opere antiesondazione, quindi dobbiamo trovare un escamotage e rialzare la passeggiata può essere percorribile. In alternativa, bisogna chiedere di cambiare la legge, ma non so quali sarebbero i tempi». Per Maurizio Traglio, presidente di Como Venture, «la risoluzione del problema lungolago non è rinviabile». «Semplifichiamo il progetto, congeliamo le opere idrauliche e pensiamo ad alzare il piano di calpestio come hanno fatto Lugano e Nizza». «Sicuramente è la priorità per Como - le parole di Antonello Regazzoni, direttore di Unindustria - Poter scindere il futuro da quanto fatto in passato sarebbe l’ideale, però ci sono contratti in essere e la mossa va studiata bene, capendo con la Corte dei Conti quali scenari si aprirebbero con un progetto ridimensionato».

«Quando non riesci a risolvere una questione è giusto rivolgerti a chi ha maggiori competenze, in questo caso il Governo - ha detto l’imprenditore Graziano Brenna - La storia recente dice che questa è una città di dilettanti allo sbaraglio. Quanto accaduto deve insegnare qualcosa a tutti noi che non siamo politici: ci sono persone che possono diventare attori e non essere più solo spettatori».

Giulio Casati non è solo uno dei padri dell’università comasca. È un fisico di fama mondiale. E per parlare delle paratie è partito proprio dalla fisica: «Como è in una fase di stallo e dobbiamo riflettere su come sia potuto accadere. Continuando sulla stessa strada le possibilità di riuscita sono basse, serve quello che noi chiamiamo “transizione di fase”. Un cambiamento drastico, che può arrivare solo dalla società civile, da un’azione corale della classe dirigente comasca, una mobilitazione per superare i limiti della legge Valtellina. Se necessario chiedendo l’intervento del Governo, anche con un commissario». Un’ipotesi, quella del commissariamento, rilanciata dal vicepresidente di Ance Enrico Bianchi: «Ricominciare domani mettendo da parte il passato sarebbe bello ma è utopistico. Possiamo riuscirci solo con un commissario dello Stato che possa derogare alle norme. Ormai contiamo poco a livello politico, ci portano via gli ospedali e vogliono metterci in un cantone con Varese...». Per Enrico Lironi, presidente di Sviluppo Como, «il passo da fare subito è quello di cercare, con Governo e Regione, una soluzione che vada oltre la normativa attuale, servono poteri straordinari». Favorevole al commissariamento anche il direttore di Cna Alberto Bergna, mentre per il vicepresidente di Confartigianato Federico Costa «non è semplice rescindere il contratto con Sacaim». «Come già accaduto per l’altro tratto, la svolta potrebbe arrivare grazie ai privati e non certo grazie agli enti pubblici».

Dal mondo dell’arte, Giuliano Collina è intervenuto così: «Il problema è di rilievo internazionale, non stiamo parlando di pochi abbellimenti. Il lungolago sarà l’immagine della nostra città per anni, affidiamoci a persone di alto livello».

Roberto Cassani, presidente dell’associazione albergatori e del Consorzio Como Turistica, ha ricordato le battaglie di anni fa «con il compianto Antonello Passera» per convincere gli amministratori dell’inutilità dell’opera. E ha spiegato: «Non credo sia facile abbandonare la parte idraulica dell’opera, ma non vedo altre soluzioni. Serve una cosa chiamata coraggio, purtroppo non ne vedo molto. In gioco c’è l’immagine di Como. Una sistemazione come abbiamo già fatto nel tratto verso i giardini? Si può fare». Presente al forum organizzato dal nostro giornale anche Bianca Passera, sorella del citato Antonello Passera e titolare dell’hotel Terminus, sul lungolago: «Dovremmo farci sentire di più in Regione e a Roma. Nessuno ha la bacchetta magica, cerchiamo una soluzione tecnica e realizziamo una nuova passeggiata. Siamo stremati, ma attenzione a non dire che allora va bene tutto. Troviamo la forza di mettere un punto, evitando però la mediocrità o una sistemazione a metà». Ha scelto la strada della provocazione Andrea Camesasca, delega al turismo in Camera di commercio: «Per la Darsena di Milano hanno fatto lavori da 20 milioni in 18 mesi. Mentre cerchiamo una soluzione, puntiamo sul “camouflage” per la prossima stagione, l’hanno fatto anche a Expo».

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