Cronaca / Como città
Giovedì 16 Settembre 2021
«Como sia città d’accoglienza
In memoria di don Malgesini»
Commozione sul luogo dell’omicidio. Il vescovo: «La sua casa diventi un memoriale»
L’auspicata - dal vescovo - Como «luogo di accoglienza nei confronti di tutti» per celebrare davvero la memoria di don Roberto Malgesini, nel giorno dell’anniversario dell’omicidio indossa i suoi volti più variegati. Quello della commozione, negli applausi e negli occhi umidi di volontari, amici, semplici cittadini riuniti nel luogo del martirio del sacerdote di San Rocco; quello della generosità, nell’impegno dei volontari di don Roberto che prosegue sulla rotta da lui tracciata; quello dell’indifferenza, nel pessimo tempismo di un gruppo di residenti che cinque minuti dopo l’inaugurazione della croce in ricordo del prete ucciso circonda il sindaco per lamentarsi dei parcheggi: i lavori a San Rocco hanno tolto dei posti auto; nell’opportunismo, di molti politici pronti a tirare la tonaca del don a secondo della convenienza.
Il vescovo: «Accoglienza»
La pioggia sceglie di tornare a bagnare Como dopo oltre due settimane, proprio nel momento in cui Mario Landriscina prende la parola, alle 17.28: «Anche il cielo piange. Avevamo tanto bisogno di quest’acqua, è arrivata ed è un segno importante cada in questo momento». Davanti a una platea di ombrelli aperti (sotto nessun di quelli c’erano famigliari di don Roberto), il sindaco ha detto che «oggi parla il cuore» per «riflettere e cogliere l’esempio di questo sacerdote, di questo uomo di concreta volontà di servire». Il primo cittadino non ha mai pronunciato la parola «accoglienza», che più volte ha invece fatto eco nell’intervento di monsignor Oscar Cantoni: «L’amore vince e supera il male, l’odio, l’inimicizia, la stessa morte. Don Roberto vive e continua ad assisterci perché impariamo ad essere accoglienti verso tutti, riconoscendo nei poveri la presenza stessa di Gesù». E ancora, riferendosi alla targa con cui il luogo del sacrificio è diventato ieri e per sempre largo don Roberto Malgesini: «Credo che questa intestazione rispecchi la stima, la vicinanza e l’affetto che i comaschi continuano ad attribuire a questo nostro prete, che ci ha insegnato con i fatti, senza clamore, come diventare fratelli e fare di questa città un luogo di accoglienza nei confronti di tutti». E infine, prima della preghiera: «È nostro desiderio mettere in grado gli amici di don Roberto perché possano continuare l’opera da lui iniziata e con lui condivisa nei tempi e nei luoghi a lui familiari. A cominciare dalla sua abitazione, qui a San Rocco: comaschi aiutateci a trasformarla in un memoriale di accoglienza, condivisione e solidarietà».
Quella di ieri è stata anche la giornata dell’inaugurazione della croce in ferro battuto voluta per ricordare il sacrificio di don Roberto. E la parrocchia di San Rocco ha voluto che a scoprire la croce fosse un migrante ospite prima, volontario poi con il prete ucciso un anno fa: Alagie Muhammed Gai.
«La sua vita era dono»
In mattinata, alle 7, all’ora del delitto un anno dopo, don Gianluigi Bollini ha presieduto la preghiera di suffragio: «Sono ancora vivi il dolore per l’uccisione di don Roberto e per la perdita di una persona cara e amata, ma anche lo stupore per la sua testimonianza di vita evangelica, fatta di dono verso tutti».
Ovviamente anche la Como politica ha voluto ricordare il triste anniversario. L’assessore regionale, ed ex vicesindaco della città, Alessandra Locatelli, ha reso omaggio al sacerdote dell’accoglienza attaccando «l’accoglienza a tutti i costi». Le sue parole: «È stato ucciso senza pietà da un clandestino. Questo è il frutto dell’immigrazione indiscriminata, questo è il frutto dell’accoglienza a tutti i costi». Il capogruppo dei Cinquestelle in Comune, Fabio Aleotti, ha scelto di realizzare un fotomontaggio in cui ha piazzato il logo del partito sotto la foto di don Roberto e lo slogan “Como non dimentica”. Mantra non necessariamente condiviso - nei fatti - da tutti: Alagie, il volontario di San Rocco, si sta ancora asciugando le lacrime quando attorno al sindaco si crea un capannello di (pochi) residenti: «Parliamo dei parcheggi che avete tolto».
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