Cronaca / Como città
Sabato 13 Agosto 2022
Don Roberto e gli altri drammi. La strada fa davvero paura
I precedenti Nel settembre del 2020 il sacrificio del sacerdote sullo sfondo del dibattito sugli ultimi e sui senzatetto
Como è una città insicura? La risposta è no, quantomeno - statistiche alla mano - non più di tante altre città del Nord assimilabili per dimensioni e realtà sociale.
Tuttavia, alcuni recenti episodi di violenza - in qualche caso autentiche tragedie, come la morte di don Roberto Malgesini - qualcosa raccontano di una parabola che un certo allarme lo sta suscitando.
Don Roberto, appunto. Prete degli ultimi - non l’ultimo, per fortuna -, prete dei diseredati. Il suo sacrificio, vittima di una follia sia pure lucidissima (la sentenza sarà la più pesante, quella dell’ergastolo), si consuma un’alba di settembre, anno 2020, poco fuori dai confini del sagrato della sua chiesa. Storia nota: il sacerdote si china nell’abitacolo della sua auto, il suo assassino lo aggredisce alle spalle, lo colpisce alla gola, uno, due, tre fendenti, fin quasi a decapitarlo con una violenza che è lo sfogo incomprensibile di un odio figlio del nulla.
Quel sottobosco di disperazione in cui si muove il suo omicida - il tunisino Ridha Mahmoudi, condannato all’ergastolo in attesa di appello - è lo stesso terreno sul quale si aggirano tante altre anime perse che negli ultimi anni hanno contribuito a d alzare il livello dell’allarme sociale, e con esso il dibattito sulla necessità più o meno improrogabile - a seconda dei tanti punti di vista - di dotare la città di strutture idonee a fornire un tetto e ad accogliere chi non ce l’ha. Del resto il contesto è anche quello dell’orrenda violenza sessuale consumata la scorsa settimana in una delle vecchie cabine telefoniche di via Auguadri.
La storia è nota, la violenza inaudita, una storia di degrado non solo umano. Quelle cabine - tanto per capire di cosa continuiamo a parlare - sono per molta di questa gente la sola alternativa a una notte trascorsa all’addiaccio. È ancora estate, ma l’inverno, con queste premesse, sarà molto, troppo lungo.
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