Cronaca / Como città
Giovedì 15 Febbraio 2018
«Ho due figlie, perderò il posto»
Mense, sindacati pronti allo sciopero
Como: la storia di Monia, 44 anni, una delle 47 lavoratrici cui non sarà rinnovato il contratto «Io e le mie colleghe ci abbiamo messo l’anima». Cgil, Cisl e Uil: «Il Comune ci ripensi»
«È una bella botta». Monia Maistrello ha 44 anni ed è responsabile della refezione della mensa della scuola d’infanzia di Ponte Chiasso.
È una delle 47 lavoratrici a tempo determinato che, stanti le ultime notizie, a settembre non otterrà il rinnovo del contratto, come invece successo negli ultimi due anni. «Abbiamo dato l’anima - spiega amareggiata -, porto il mio esempio: dovrei cominciare alle 11.30, ma non è un orario compatibile con la necessità di fare le cose per bene. Quindi inizio tre quarti d’ora prima perché i bambini devono trovare tutto in ordine, con la tavola ben apparecchiata e ogni cosa al suo punto».
Il contratto prevede 18 ore settimanali fino a giugno: «È un piccolo stipendio - continua -, però mi dà la possibilità di sentirmi soddisfatta e realizzata. Inoltre, è un orgoglio lavorare per i più piccoli e vedere la loro soddisfazione unita a quella di genitori ed educatrici. Ho 44 anni e due figlie da mantenere, una di appena due anni e l’altra di 17. Quando abbiamo letto la notizia, io e altre mie colleghe siamo rimaste spiazzate, e pensare che c’è proprio bisogno di noi». Martedì l’amministrazione ha comunicato ai sindacati la decisione di non considerare la loro proposta di realizzazione di un punto unico di cottura nell’area del vecchio Sant’Anna. In risposta, Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato lo stato d’agitazione per i dipendenti delle mense, l’anticamera dello sciopero.
«È necessario ribadire – spiegano in una nota - che la ristorazione scolastica è un fiore all’occhiello dell’ente. I pasti forniti, a un costo estremamente contenuto, sono di alta qualità e rispettano tutti i requisiti richiesti dai servizi sanitari di controllo. Nel corso degli anni le operatrici e i responsabili hanno investito sull’innovazione, basti pensare alle minilinee o alle diete speciali. Tale patrimonio di competenze e saperi non può andare perduto. Siamo certi che l’esternalizzazione parziale non potrà che portare, nel medio termine, alla dismissione totale del servizio».
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