Cronaca / Como città
Sabato 06 Agosto 2016
Emergenza migranti
Ormai accampati in 400
Il numero aumento: molti bambini e donne. Vogliono andare in Germania e sono soprattutto eritrei ed etiopi.
Il numero continua a crescere, ormai sono arrivati a 400 i migranti accampati alla stazione Como San Giovanni.
Da un mese Chiasso è il capolinea dei sogni. Sogni nati a migliaia di chilometri da qui, magari su un barcone. Alimentati per settimane, fino all’arrivo a Como. Restano ancora vivi, durante il breve viaggio in treno fino al confine con la Svizzera. Ma a Chiasso, inesorabilmente, si spengono.
Sono centinaia i migranti che provano - ormai da un mese - a oltrepassare la frontiera per raggiungere l’ambita meta, la Germania, partendo dalla stazione di “Como San Giovanni”. Puntualmente vengono respinti dalle autorità elvetiche, allo scalo di Chiasso, e rimandati in Italia. Allora tornano lì, a sforzarsi di coltivare quel sogno, sui prati del parco davanti alla stazione comasca, insieme a tanti altri - per lo più giovani e giovanissimi - che hanno lasciato tutto per cercare un futuro migliore in Europa.
A San Giovanni tante donne e bambini, alcuni molto piccoli. Molti hanno fatto domanda di asilo politico in Italia e si sono allontanati volontariamente dai centri di accoglienza, al Sud, stanchi di aspettare un verdetto che non arriva mai (per il responso possono servire anche due anni, e nella maggior parte dei casi è negativo). In questo modo, pur schedati e fotosegnalati, si sono preclusi la possibilità di trovare ospitalità in uno dei centri del nostro territorio. E in ogni caso, come spiegano loro stessi, qui non vogliono rimanere. «Germany», è la parola che si sente ripetere ossessivamente. E così trascorrono giorno e notte tra la zona antistante la stazione e i giardini, nella speranza - finora vana - che qualcosa cambi, che si apra un “corridoio umanitario” o cambino le normative. Centinaia di persone hanno preso possesso dei prati e della zona pavimentata subito fuori dall’atrio. Mai un problema di ordine pubblico (le forze dell’ordine presidiano costantemente l’area, con discrezione e buonsenso), piuttosto le mani tese di tantissimi comaschi che continuano a portare cibo, vestiti, coperte. E parole di conforto. Le associazioni di volontariato si sono mobilitate, sta per essere attivato anche un presidio sanitario: da lunedì.
Il problema è che queste persone restano in un limbo, non si vedono vie d’uscita o possibili svolte all’orizzonte.
OGGI DUE PAGINE SUL GIORNALE E L’INTERVISTA DEL DIRETTORE DELLA CARITAS
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