Emergenza smog, picco ricoveri
I medici: «Rinunciate all’auto»

Il medico: «In pneumologia sempre pieni a causa delle polveri - Eppure i comaschi riempiono le palestre ma non usano autosilo e navetta»

Como

Esiste una stretta correlazione statistica tra il picco di inquinanti nell’aria e il picco di ricoveri al pronto soccorso.

L’esperta: «I comaschi devono imparare a parcheggiare in Valmulini e a non intossicare la città con lo smog». Nel 2016 per 60 giorni nella nostra città si è registrato un livello di pm10 al di sopra della soglia d’allarme, sono molti meno rispetto a dieci anni prima, quando i giorni d’allarme arrivavano a 100, anche a 120.
Purtroppo però l’aria che respiriamo, soprattutto nel periodo invernale, non è fresca e pulita.

«Affatto, anche perché ci limitiamo a controllare il pm10, ma esistono frazioni di inquinanti molto più sottili che penetrano con più facilità nei bronchi e nel sangue - spiega Anna Maspero, primario di pneumologia al Sant’Anna - per esempio il pm2,5, il pm1. Nel lungo periodo le nostre difese immunitarie crollano, in ospedale nel reparto di pneumologia per gli acuti in teoria abbiamo 13 letti, ma non siamo mai scesi sotto ai 21 pazienti nel 2016. Il recente picco di ricoveri in ospedale, per l’influenza si dice, è in realtà legato al momento di forte e perdurante inquinamento atmosferico. Del resto le organizzazioni sanitarie internazionali stimano che nel 2020 la bronchite ostruttiva sarà la seconda causa di morte. Ma io ho smesso di fare eventi come la “giornata del respiro”, tanto i comaschi continuano ad infilarsi nelle palestre, ad iscriversi a corsi di fitness, poi però non rinunciano alla macchina nemmeno per tre metri a piedi o per un comodo bus navetta da Valmulini».

L’intervista completa su La Provincia in edicola giovedì 5 gennaio

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